Showreel Italo Orto

DA TRIESTE NEL MONDO

Racconti di viaggio, recuperati dalle veline originali dattiloscritte da Italo Orto pioniere del giornalismo italiano, che raccolse e trasformò in notizia i principali avvenimenti delle grandi navi della flotta del Lloyd Triestino.

Viaggio con la Galileo Galilei (1961)

Trieste è legata al mare per innumerevoli motivi. Al vertice, però, vi è quella che oggi si può considerare la più antica società di navigazione del mondo: il Lloyd Triestino. La turbonave "Galileo Galilei", costruita per i collegamenti celeri con l’Australia, è appunto la maggiore unità della flotta lloydiana, non solo attuale, ma di tutti i tempi.

Erano molti i triestini lungo le rive, ad attendere l’arrivo dell’"Ammiraglia", uscita dalle sapienti mani dei tecnici e delle maestranze di quel complesso cantieristico che è vanto; non solo giuliano, ma nazionale: i Cantieri Riuniti dell’Adriatico. Nello sguardo di questi operai rivive la storia di una nave, nata dalla collaborazione di tecnici dell’armamento del cantiere, impostata l’8 settembre 1960. Visivamente la vicenda ha avuto inizio proprio quel giorno, con l’impostazione del primo paramezzale di chiglia - sormontato da un ramo d’olivo, da un tricolore e da un numero progressivo: 1862, tante quant’erano le navi già nate sugli scali dei C.R.D.A.

L’atto ufficiale di nascita è costituito dal varo. Era il 2 luglio 1961. Una giornata letteralmente incendiata dal sole che rendeva squillanti i colori del mare, delle bandiere, delle tute azzurre indossate dagli operai, della nave rossa come una gran fiammata. La madrina, signora Bianca Rosa Fanfani, consorte del Presidente del Consiglio, ha comandato il dispositivo che ha fatto infrangere sulla prora la tradizionale bottiglia di spumante. Subito dopo la mastodontica mole è scivolata via con moto progressivamente accelerato, via verso il mare, mentre sibili di sirena e battimani componevano insieme un festante saluto.

Poi è stato tutto un lavorare in sordina. Migliaia di persone, dietro una fitta ingabbiatura, hanno sovrapposto un ponte all’altro, sino alla tuga di comando. La collocazione di questo blocco ha costituito motivo d’orgoglio per le eccezionali dimensioni. Soltanto la leggera lega d’alluminio ha permesso la realizzazione della plancia di un blocco solo. È stato poi rizzato l’albero, il torreggiante fumaiolo, si è passati alla sistemazione degli interni e alla liberazione delle sovrastrutture costruttive. Era gennaio inoltrato di quest’anno quando la “Galilei” è uscita quasi all’improvviso, come da una crisalide, per la prima sortita. Gli operai l’hanno vista finalmente sotto una luce nuova. Non più l’immenso scafo, luogo di lavoro, bensì l’opera compiuta, la "Rondine del mare", pronta alla sua migrazione inaugurale nell’emisfero australe. Ma ciò che hanno realizzato racchiude in sé innovazioni e pregi tali che fanno, della "Galilei", un vanto della Marina Mercantile Italiana, sia in campo nautico, che in quello turistico alberghiero.

Delineata stupendamente nella notte, la "Galileo Galilei" sembra veramente suffragare l’affermazione che esiste anche in campo navale una "linea italiana". E come ogni linea che si rispetti, c’è anche un padre: nel nostro caso, l’ingegner Nicolò Costanzi, il sovvertitore del tradizionale in campo marinaro, ideatore, quasi quarant’anni addietro, della "Saturnia" e della "Vulcania" e, nel 1900, di quella nave insuperabile e insuperata che fu la prima "Victoria", pure del Lloyd Triestino.

Siamo alla vigilia del viaggio di trasferimento al porto capolinea. In macchina le turbine sono già in pressione. Il complesso propulsore è costituito da due gruppi di turbine e da tre caldaie a tubi d’acqua con combustione a nafta. L’imbarco del combustibile avviene attraverso un sistema di valvole telecomandate che permettono un flusso controllato di seicento tonnellate di combustibile all’ora. In navigazione, la nave avrà un consumo di 160 tonn. di nafta al giorno. Le tre caldaie sono capaci di generare fino a 216 tonn. all’ora di vapore a 50 atmosfere e con temperatura di 470 gradi.

Sono le prime ore del 16 marzo 1963: la "Galilei" lascia Trieste per un viaggio "sui generis". A bordo vi sono oltre ottocento tecnici e operai che hanno il compito di rifinire, di sistemare, di collaudare, durante il viaggio di trasferimento. Si tratta di dare una risposta ancora a molti interrogativi. I calcoli sono belli e buoni, ma devono trovar rispondenza nella realtà concreta. Il Lloyd Triestino ha chiesto al cantiere costruttore una nave che raggiungesse il più alto livello qualitativo sotto tutti i profili. La sagoma elegante, frutto di pazienti studi di progettisti e tecnici, è una prima risposta.

Si devono conseguire alcuni titoli da primato: la più alta velocità per unità della flotta mercantile italiana, la migliore abitabilità della classe turistica, la più alta funzionalità sulle rotte australiane. Una seconda risposta è data in navigazione dalla carena, che, come per le sovrastrutture, sfrutta la mirabile fusione dei valori estetici con le esigenze dell’aerodinamica e dell’idrodinamica. Lo scafo si discosta sensibilmente dalle forme tradizionali, in particolare per la cosiddetta "sede d’onda", introdotta per la parte prodiera della carena, e per il rigonfiamento, a guisa di controcarena subacquea. I vantaggi che ne derivano sono: minima resistenza al moto, considerevolmente più bassa di quella raggiunta per navi consimili che abbiano le stesse caratteristiche dimensionali e velocità, e un incremento di stabilità. In piena velocità, quasi assenti le vibrazioni. Frutto anche della propulsione a turbina. Nei locali macchine fanno capo anche vari servizi. L’impianto di condizionamento d’aria, ad esempio, capace di erogare tre milioni di frigorie ora. Corrispondono ad una produzione giornaliera di 20.700 sbarre di ghiaccio. In ogni ambiente della nave la temperatura non supererà mai i 27 gradi centigradi, e non scenderà mai sotto i 18. Con velocità normale di crociera, i giri delle eliche sono circa 136 al minuto. Il perfetto funzionamento dell’apparato motore può essere controllato in ogni istante grazie ad un impianto realizzato per la prima volta a bordo di una nave italiana. Si chiama: "dataloger" e scrive in continuità 34 informazioni essenziali.