Itinerario
LA ROTTA LUNGO LE RIVE
Per raccontare del rapporto tra Trieste e il mare non si può non iniziare da piazza dell’Unità d’Italia, dove si affacciano due imperiosi palazzi che descrivono la Trieste del mare da terra: si tratta della sede del Lloyd Triestino di navigazione e di Palazzo Stratti. La facciata del primo, animata da due fontane allegoriche, racconta delle navi della più antica società di navigazione attivata da italiani e una delle prime nel mondo (1833), mentre il secondo è sovrastato da un gruppo scultoreo che racconta lo sviluppo di Trieste nell’Ottocento, il mercantilismo e le sfide del futuro.
In un angolo della piazza la colonna dedicata a Carlo VI, creatore del Portofranco e padre di Maria Teresa, la sovrana che di Trieste fece un emporio e una città moderna, pronta a primeggiare nel commercio e nella navigazione. Non è un caso se la Fontana dei Quattro continenti (1751), collocata al centro della piazza, è sovrastata dal genio alato che annuncia con la tromba la fama raggiunta da Trieste.
Piazza dell’Unità d’Italia si affaccia sul mare e si prolunga nel mare con il Molo Audace, dal nome dell’incrociatore che portò i primi bersaglieri all’indomani della prima guerra mondiale, già Molo San Carlo per il nome della nave affondata su cui venne costruito a metà Settecento. In cima al Molo, a poche decine di metri dalla diga foranea che oggi potrebbe riscoprire la vocazione di stabilimento balneare, la Rosa dei Venti[1], a destra e sinistra i segni della storia racchiusi tra l’archeologia industriale del Porto vecchio in cui svettano il pontone Ursus, l’ex Idroscalo, che racconta la saga della famiglia di armatori Cosulich, la sede delle Generali, il Canal Grande con Palazzo Carciotti, la sede di Fincantieri e la Stazione Marittima.
In questo piccolo lago salato, un golfo nel golfo, si concentra la storia di Trieste tra Sette e Novecento: tra la bonifica delle saline, con la costruzione di un braccio d’acqua che raggiungesse la città nuova dei mercanti attirati da Maria Teresa, la sede del primo arsenale (dove oggi svetta il Teatro intitolato a Giuseppe Verdi), le grandi società che hanno fatto la storia della città e la modernità dell’edificio che, negli anni ’30 del secolo scorso, venne costruito per far arrivare e partire le grandi navi passeggeri e che fu testimone dell’emigrazione giuliana e dell’esodo dall’Istria. Davanti a tutto questo, a destra lungo la linea di costa, il Faro della Vittoria e il Castello di Miramare, in fondo quello di Duino mentre lo sguardo si perde fino a Monfalcone e ai suoi cantieri. Passeggiando lungo le Rive, in direzione dell’antica stazione ferroviaria di Campo Marzio - tassello sul mare della logistica asburgica - si incontra l’Aquario incastonato nella mole della vecchia Pescheria, che guarda la sede della Società Adriatica di Navigazione dall’altro lato della strada, a due passi dal palazzo che ospita l’Istituto Nautico voluto da Maria Teresa per le genti che dovevano affrontare il mare, antico progenitore con l’Accademia di Nautica e Commercio del sistema scientifico che arricchisce Trieste.
Bisogna fermarsi al Museo Revoltella prima di riprendere la strada del mare perché qui sono raccontate le scelte fatte per la grandezza della città, tra la passione del Barone che spiava i vascelli in rada e la lungimiranza della classe mercantile che investiva nelle nuove rotte. Attraversata la piazza che è il centro del Borgo Giuseppino, in un succedersi senza sosta di barche, barchette, natanti e traghetti ci si imbatte nella più antica società velica dell’Adriatico, lo Yacht Club Adriaco, racchiuso tra altre marine e i circoli nautici e canottieri che popolano la Sacchetta fino all’ottocentesca Lanterna. A pochi metri, il vecchio Lazzaretto San Carlo, divenuto poi Arsenale di Artiglieria, ospita il Museo del Mare con le sezioni riservate all’invenzione dell’elica da parte di Josef Ressel e il laboratorio dell’Elettra di Guglielmo Marconi. Tra le invenzione cullate da Trieste va certamente annoverata la vernice antivegetativa di Gioacchino Veneziani, suocero di Italo Svevo che diresse la succursale di Charlton in Inghilterra della ditta triestina.
Letteratura, cinema, fotografia e teatro hanno a Trieste un forte legame con il mare, traghettatore di intellettuali e di idee che ancora oggi trovano spazio nei musei, nelle biblioteche e nei festival che si svolgono in città: festa tra le feste, la Barcolana è l’immagine che Trieste da quasi mezzo secolo porta nel mondo. La simbiosi esistente tra mare e Trieste è nelle centinaia di barche a vela che ogni seconda domenica di ottobre si rincorrono nel Golfo, nei piccoli e grandi cantieri che si affacciano sul mare e nei mestieri che vivono all’ombra di questa passione infinita. Uno stile di vita che i secoli tramandano su scafi di legno, alluminio, fibra di vetro o di carbonio che sottendono comunque un’antica arte e lunghi processi di ricerca e sviluppo.
[1] “Per me al mondo non v’ha un più caro e fido/luogo di questo. Dove mai più solo/mi sento e in buona compagnia che al molo/San Carlo, e più mi piace l’onda e il lido?”; Umberto Saba, Il molo, vv. 1-4