Il Porto di Fiume e la sue vie di trasporto, di notevole importanza per i traffici europei, devono essere valorizzate, attraverso il miglioramento della linea ferroviaria esistente, la costruzione di un nuovo ponte per l’isola di Veglia e la realizzazione di un terminal container di grandi dimensioni.

“Siamo in profonda recessione per il quarto anno consecutivo, e se non ci rendiamo conto della necessità di sviluppo dei trasporti, cioè porti e ferrovie come base per la deindustrializzazione croata, sarà difficile superare la crisi” ha sottolineato l’economista Branimir Lokin, durante la tavola rotonda dedicata al futuro del porto croato, organizzata dal Dipartimento di Pianificazione della Regione per presentare al pubblico i risultati di alcuni studi sullo sviluppo dell’area portuale.

Durante l’incontro è stato sottolineato che la quota del Porto di Fiume nel volume totale del PIL croato potrebbe crescere dal 1% nel 2010 al 12,7% nel 2020, o 14,2% nel 2030, portando indubbi vantaggi in termini lavorativi: 2325 posti di lavoro presso il porto, e 7 mila posti in tutto il Paese.

Docente della Facoltà degli studi marittimi, Cedomir Dundovic ha parlato delle prospettive e piani dello sviluppo del porto, evidenziando come il trend di re-distribuzione del carico Nord Adriatico non sia a favore di Fiume, che ha registrato 9,4 milioni di tonnellate lo scorso anno con un decremento del 8%. Capodistria, invece, ha raggiunto 17 milioni di tonnellate con una crescita di oltre 11 punti percentuali.

Qualcosa deve cambiare, dunque, concentrando gli sforzi in un primo momento sulla costruzione e sull’aumento delle infrastrutture esistenti e in un secondo momento sulla costruzione di un grande terminal container al di fuori della zona urbana di Fiume, secondo quanto suggerito da Dundovic.

Alcune osservazioni interessanti sono state anche poste dal presidente dell’assemblea della Regione Marino Dumanic sulla posizione ideale del futuro terminal sull’isola di Veglia, accanto al JANAF e il futuro terminal LNG.

Fonte: Novi list