Il Friuli Venezia Giulia, nel suo complesso, ha sinora vissuto tre grandi ''fasi'' di sviluppo: negli anni '60 la stagione della sua nascita e della conferma della sua autonomia speciale, poi (dopo il 1976) l'opera di ricostruzione post-terremoto, caratterizzata da un concreto processo di ammodernamento; infine, nell'ultimo decennio del secolo passato, la testimonianza di un ruolo - con l'approvazione da parte del Governo nazionale della legge cosiddetta per le aree di confine (la 19 del 1991) - nella proiezione del nostro Paese verso il Centro-Est Europa.

Una fase, quest'ultima, ''sbiaditasi'' troppo presto, che però può trovare nuove operatività e soprattutto offrire nuovo sviluppo all'intera regione se il Friuli Venezia Giulia riuscirà a ritrovare una nuova collocazione più centrale, ''più europea'', grazie all'organizzazione di una nuova struttura logistica, legando il suo sistema portuale con le strategie infrastrutturali viarie legate alla realizzazione degli assi ferroviari Ovest-Est (Corridoio V) e Sud-Nord (Baltico-Adriatico, Progetto prioritario Ue n. 23). Di questi scenari si è parlato a Udine, all'istituto tecnico ''Cecilia Deganutti'', nell'incontro dedicato a treni ad alta capacità (per le merci, rispetto all'alta velocità, per il traffico passeggeri) e terzia corsia autostradale con la partecipazione dell'assessore regionale alla Viabilità e Trasporti Riccardo Riccardi, del presidente di Legambiente FVG Giorgio Cavallo e del docente di Strategie urbane e regionali all'Università di Udine Sandro Fabbro, ''moderati'' dal giornalista Alberto Terasso.

La Regione, è stato sottolineato, guarda con eguale interesse a questi due assi (mentre secondo Fabbro sarebbe più ''realistico e desiderabile'' guardare con attenzione in particolare alla direttrice verso Nord), che in termini di risorse finanziarie da impegnare equivalgono a circa 7,5 miliardi di euro. Nuove connessioni con il Centro e l'Est dell'Europa in grado di valorizzare la posizione geoeconomica del Friuli Venezia Giulia e di far crescere il suo tessuto produttivo (facendo attenzione a non divenire solo punto di transito delle merci), puntando sulla indispensabile sinergia tra reti e sistemi logistici a terra - ferrovie, autostrade, interporti - e range portuale. Creando in tal modo quella ''piattaforma logistica FVG'' di connessione tra i mercati (ormai palesi, non più emergenti) di Cina ed India con la nuova Europa dell'ex Comecon, i Balcani, la Germania meridionale, più vicina ''a noi'' che agli scali portuali del Mare del Nord.

Il tema sul quale focalizzarsi oggi, se si intende guardare a questa strategia di sviluppo anche a lungo termine, non solo nel breve/medio periodo, non può quindi essere se concretizzare questi assi viari e guardare a questi possibili sviluppi ma piuttosto come realizzare tali opere infrastrutturali, ''con cautela'', ha affermato Cavallo, considerata l'insostenibilità ambientale di alcune infrastrutture, per Legambiente. Servono, pertanto, confronti profondi con il territorio, ''modelli partecipativi'' di discussione ed analisi dei progetti sulle reti ad alta capacità ferroviaria con il territorio e le sue istituzioni, partendo - è stato infine osservato - da alcuni ''pezzi'' di rete già oggi indispensabili, come la riorganizzazione del nodo di Campio Marzio a Trieste, la riqualificazione di quello di San Polo a Monfalcone ed il raddoppio della linea Palmanova-Cervignano, lavori nel loro complesso vicini al miliardo di euro.


Fonte: Ufficio stampa - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia