Vogliamo stimolare l’interesse di un turismo che spesso si ferma a Miramare? Vogliamo mettere in evidenza un’eccellenza di questo territorio? Me lo chiedo perché abbiamo qualcosa di prestigioso da mostrare al mondo: la cultura del mare che ci lega, nella tradizione, ai coraggiosi armatori lussiniani e dalmati, ad una cantieristica che ha messo in mare navi da sogno e le più belle barche del mondo. Abbiamo nel patrimonio quella “barca di Dio” di cui ci indicava le forme Carlo Sciarelli.

Abbiamo un Museo del Mare, sacrificato e con magazzini pieni di importanti, a volte unici, reperti e modelli che meriterebbero d’essere esposti, ma lo spazio manca… Esistevano (spero esistano ancora) progetti di navi e di barche, modelli, carte nautiche e meteorologiche accatastati nelle soffitte del Nautico. Documenti storici di quando era ancora l’Accademia di Commercio e Nautica di asburgica impostazione.
Nel vento a volte mi sembra di sentire ancora quel profumo di canapa e catrame, di legni antichi e di pitture… che si levava dagli squeri di cui si è oramai persa ogni memoria. Abbiamo la nostalgia dei maestri d’ascia, dei calafatai, dei cordaioli… tutti mestieri estinti.

Allora, piuttosto che rinchiudere in anguste vasche di cristallo splendidi animali nati per nuotare liberi nell’infinità dei mari, usiamo quegli spazi - il Magazzino Vini, l’ex Pescheria e quanto ancora possa essere proposto - per ospitare un Parco della Cultura Marinara, con sale dove promuovere seminari, convegni e conferenze per parlare del mare e delle barche, coinvolgendo quelle realtà - ancora vive e produttive - che dai legni ricavano altre meravigliose barche o chi ne cura l’opera di restauro per restituirle al mare e al vento, magari anche dopo più di cent’anni dal varo, come “Sorella”, “Javelin” o il “Bat” e come sarà per “Moya” che in testa d’albero, con elegante vezzosa nobiltà, porta una piastra in bronzo col nome ed una data: 1910!

ing. Sergio Bisiani
Direttore DITENAVE