"Sono ormai alcune centinaia le imbarcazioni che hanno già lasciato i nostri marina per quelli delle vicine coste Slovene e Croate ed è pressoché totale il blocco dei rinnovi dei contratti d’ormeggio". Lo denuncia Sandre Pesle, presidente regionale di Confartigianato della nautica che aggiunge: "Abbiamo calcolato che se non si modifica immediatamente la legge si perderanno 400 posti di lavoro nel settore artigiano e altri 600 negli altri settori e nell’indotto primario".

Non solo, secondo i calcoli di Confartigianato Nautica Fvg, l’erario ci rimetterà dall’applicazione della nuova tassa per lo stazionamento delle barche. "Sul totale dei quasi 16.000 posti barca da 10 metri in su presenti in Friuli Venezia Giulia - piega Pesle - le unità straniere sono circa il 40%, con punte di oltre il 60% nel comprensorio Latisana-Lignano. Abbiamo calcolato che per le imbarcazioni straniere, a fronte di un incasso generato dalla nuova tassa di circa 4 milioni di euro e che potrebbe ridursi a 2 milioni in caso di partenza della metà delle stesse, avremo un mancato introito di circa 35 milioni di euro, dei quali almeno 9 di contributi ed imposte per le casse statali. Se ipotizziamo anche una perdita del 20% delle imbarcazioni italiane la perdita economica passerebbe da 35 milioni a 60 milioni di euro".

Confartigianato Nautica Fvg, che rappresenta gran parte delle 400 aziende con 1.800 addetti che conta il comparto artigiano della nautica regionale, non chiede l’abolizione tout court della tassa, ("siamo coscienti che in questo momento di gravissima crisi economica del nostro Paese tutti debbano dare il loro contributo"), ma una sua riformulazione, legandola al possesso tramite i documenti di proprietà e che venga poi armonizzata negli importi. Sarebbero così immediatamente esonerate le imbarcazioni straniere e si otterrebbe anche un rientro delle imbarcazioni italiane”.


Fonte: Ufficio stampa - Confartigianato FVG