"Port and industrial patrimonies in Friuli Venezia Giulia" - aperto a Trieste il convegno internazionale sul Porto Vecchio e i patrimoni industriali nella regione che proseguirà fino a sabato.

"Ho ricevuto assicurazioni dalla Soprintendenza sulle ultime firme per le concessioni. Con questo convegno parte la rinascita del Porto Vecchio". Il sindaco di Trieste Roberto Dipiazza ha esordito così questa mattina durante i lavori di apertura del convegno internazionale "Port and Industrial Patrimonies in Friuli Venezia Giulia" organizzato dalla sezione di Trieste di Italia Nostra con il supporto della Regione Friuli Venezia Giulia e della Fondazione CRTrieste.

"Se investiremo e sapremo innovare - ha proseguito il sindaco - Trieste può ridiventare un porto importante, anche con il supporto del progetto Unicredit. Il Porto Vecchio è un tesoro dimenticato da 50 anni, uno degli errori della politica: 70 ettari sul mare non li ha nessuno in Europa".

Iniziato con l’intervento della presidente della sezione triestina di Italia Nostra, Giulia Giacomich e con l’illustrazione delle caratteristiche storico-architettoniche del Porto Vecchio da parte della studiosa Antonella Caroli, il convengo è entrato nel vivo con l’assessore regionale alla Cultura Elio De Anna che ha portato il saluto del presidente Renzo Tondo e dell’assessore alle Infrastrutture Riccardo Riccardi. “È il momento di passare alle scelte - ha rilevato De Anna - Il recupero del Porto Vecchio segna un nuovo rapporto fra la città e il porto ma si inserisce anche nell’idea del ministro Frattini di dare impulso alle autostrade del mare”.

I saluti del ministro ai Beni Culturali Sandro Bondi sono stati portati da Mario Lolli Ghetti, direttore generale per l’Architettura del Ministero dei Beni Culturali. "Il lungo momento di abbandono del Porto Vecchio - ha affermato - deve fare riflettere in un momento, come questo, di grande attenzione internazionale per i waterfront. Per fortuna adesso siamo a uno stato ottimale, gli studi sono stati completati e il complesso è vincolato per il suo interesse architettonico e monumentale. Ora deve partire il progetto. La volontà del Ministero è che l’operazione vada a buon fine. È infatti ingiustificabile che tale potenziale non sia adeguatamente valorizzato in una città di grandi valori culturali come Trieste".

Una serie di circostanziate indicazioni sull’attuazione del progetto è stata fornita dal presidente del Consiglio superiore dei Lavori Pubblici Francesco Karrer, che ha premesso di parlare da urbanista e studioso di pianificazione costiera: "Rifuggite dalla deriva immobiliarista perché si tradirebbero i principi. Attenzione - ha proseguito - al contesto della città, perché tra i difetti principali dei waterfront c’è la parzialità, che fa dimenticare l’ambito cittadino. Per operare in questo modo è quindi fondamentale una logica di tipo integrato, pensando anche agli effetti sulle aree vicine. Non vanno inoltre sottovalutate le conseguenze degli interventi edilizi sulla sicurezza della gestione dei trasporti.

Del rapporto tra Porto Vecchio e città ha parlato anche l’ex Soprintendente Roberto Di Paola secondo il quale "il master plan deve guidare la riappropriazione del Porto Vecchio da parte della città. Gli esempi non mancano e sono verificabili ad Amburgo, Londra, Buenos Aires e in altri porti. Il convegno è il punto di partenza di una nuova fase e offre spunti per adeguarsi ai nuovi scenari europei".

Che si sia giunti a un punto di svolta del futuro del Porto Vecchio lo ha sottolineato anche il presidente della commissione Cultura della Regione Friuli Venezia Giulia, Piero Camber. "Oggi siamo a rendere omaggio alla cultura del fare, a chi vuole valorizzare conservando e promuovendo. Non mi riferisco solo alla centrale idrodinamica e alla sottostazione elettrica, ma alla cultura stessa del non disperdere patrimoni e potenzialità. Il porto - ha aggiunto - deve essere porto per sua definizione, ma il concetto di waterfront urbano ha così vaste applicazioni e orizzonti che ci fa ben sperare in un futuro con basi economiche concrete, strettamente connesse agli aspetti di natura culturale".

Sottolineando il lavoro competente e appassionato di Italia Nostra per questo convegno "che costituisce un segnale particolare per la città e il Porto Vecchio" la presidente della Provincia di Trieste Maria Teresa Bassa Poropat ha ricordato la difficile convivenza tra la storia della città e quella del porto, con il Porto vecchio che ancora oggi movimenta merci. "Anche se non manca un entusiasmo trasversale per il suo recupero - ha rilevato - bisogna trovare dei punti di convergenza". Altro punto fondamentale da risolvere secondo Bassa Poropat è quello dell’accessibilità al Porto Vecchio: “La questione del mantenimento del punto franco la dobbiamo risolvere per poter mettere mano alla ristrutturazione complessiva dell’area avendo, inoltre, una visione completa di quello che la città, le istituzioni e gli investitori vogliono realizzare. Serve quindi un’idea di sviluppo che sia anche di integrazione con la città".

D’accordo sulla necessità di chiarire la questione del punto franco si è detto anche Maurizio Salce intervenuto in rappresentanza del presidente della Camera di commercio di Trieste Antonio Paoletti e della Giunta camerale. "Il gioiello del Porto Vecchio va valorizzato - ha sostenuto - ma preoccupa il suo status giuridico. Tutti abbiamo l’obbligo di affrontare e risolvere il problema del ruolo del punto franco quando inizieranno gli interventi di riqualificazione". Rimarcando che la Camera di Commercio è sempre stata favorevole al riuso del Porto Vecchio a nome del presidente Paoletti, Salce ha poi spiegato i motivi del voto contrario della Camera di Commercio, nel Comitato portuale, in relazione al via libera alla concessioni. "Due ragioni precise: poca trasparenza da parte dell’Autorità portuale sulla comparazione delle offerte, e un atto concessorio poco chiaro che rischia di allungare i tempi a seguito dei ricorsi".

Un preciso richiamo alla necessità di attuare interventi appropriati, con le destinazioni d’uso dei singoli magazzini legate alle strutture interne degli stessi è venuto infine da Alvise Benedetti, consigliere nazionale di Italia Nostra il quale ha anche sottolineato che "i ritardi nella riqualificazione nel Porto Vecchio non devono pregiudicare la realizzazione del Polo museale. In questo senso Italia Nostra chiede che il progetto e la gestione del Polo museale ritornino a chi ha operato, cioè alla sezione triestina della nostra associazione, sotto la guida del Ministero dei Beni Culturali, secondo quanto previsto dal protocollo firmato nel 2007 tra ministero, Regione Friuli Giulia e Autorità portuale".