Il 23 e il 24 febbraio 2010 il Porto di Venezia ospiterà l’edizione 2010 di Energy for Green Ports & Green Port Logistics dove verranno affrontate tematiche relative alla eco-sostenibilità delle attività delle attività portuali, alla gestione delle emissioni delle navi ed allo sviluppo di corridoi e reti intermodali con particolare attenzione ai nodi e agli archi dell’intera catena logistica.

Contribuire all’interesse collettivo di rendere le attività portuali e logistiche sempre più pulite è obiettivo primario per l’Autorità Portuale di Venezia che, nel corso del tempo, ha acquisito una sempre più grande sensibilità ambientale e punta oggi a diventare uno scalo carbon neutral.

In tal senso, l’Autorità Portuale continua a sostenere lo sviluppo di pratiche e progetti volti a fare del Porto di Venezia uno scalo a impatto zero.
Tra questi vale la pena menzionare:
~ Il protocollo d`intesa sottoscritto dalla Autorità Portuale, dal Comune di Venezia e dal Consiglio di Quartiere 1, che prevede espressamente che gli ormeggi di Riva 7 Martiri vengano impegnati dando priorità agli yacht e mega-yacht, limitandone comunque l'uso a naviglio con bassa rumorosità e limitando l’accosto di navi da crociera a soli 7 giorni l’anno.
~ Il protocollo d’intesa siglato tra l’Autorità Portuale ed Enel spa per lo sviluppo di una strategia e di progetti volti a minimizzare gli impatti ambientali del traffico portuale al fine di dar vita a un’iniziativa condivisa e integrata per la realizzazione di un’esperienza avanzata di porto ambientalmente compatibile.
~ Il sistema di Cold Ironing in fase di sviluppo per le grandi navi da crociera ma già operativo sulle banchine di S. Marta (tre colonnine per 0.5 MW), in banchina Tagliamento e altre tre sono allo studio in Riva Sette Martiri per un totale di potenza collegabile di 1.3Mw. Il progetto seguito da Venezia Terminal Passeggeri assieme all’Autorità Portuale,consente alle imbarcazioni di spegnere i motori durante la sosta, evitando l’emissione di CO2 nell’aria.

Altre iniziative "verdi" sono legate all’utilizzo di energie da fonti rinnovabili - tramite ad esempio l’installazione di Pannelli fotovoltaici (18 mila metri quadrati) - e al risparmio energetico con l’utilizzo di lampade a Led per illuminare i piazzali della Stazione Marittima in grado di far risparmiare fino al 70% di energia elettrica rispetto ai precedenti sistemi d’illuminazione.

Tuttavia, la rilevanza del Porto di Venezia che movimenta oggi quasi 400.000 container e più di 26 milioni di tonnellate di merci e punta nel lungo periodo a compiere un salto di scala nel volume di traffici intermediati, impone una visione di sistema che metta in relazione il nodo portuale di Venezia con la catena logistica nazionale ed europea a cui si collega.

Dalle conclusioni e raccomandazioni contenute nella IV relazione "L’ambiente in Europa - Stato e prospettive" (SOER 2010), emerge che, nell’EU-27 - in controtendenza rispetto ad altri indicatori - le emissioni derivanti dai trasporti sono aumentate del 24% tra il 1990 e il 2008.
È un dato preoccupante che non può lasciarci indifferenti. E l’impegno dell’Autorità Portuale di Venezia nel trasformare il motto "Be lean, be clean e be green", in una strategia atta rendere il Porto di Venezia un esempio di best practices ambientale può non bastare; perché l’efficienza energetica e la compatibilità ambientale di un singolo nodo, pur risultando un esercizio virtuoso, rischia di produrre risultati insufficienti per rispondere all’interesse collettivo di ridurre le emissioni inquinanti in Europa.

Al contrario, l’Autorità Portuale di Venezia crede che, per produrre effetti durevoli e concreti, sia necessario valutare quali sono le azioni migliori - da esercitare sull’intera catena logistica e non solo sui singoli nodi - atte a produrre sensibili benefici ambientali. Da qui nasce e si sviluppa l’impegno a incrementare l’intermodalità promuovendo il trasporto fluviale su chiatta da Venezia a Mantova o ancora implementando le connessioni fra il porto di Venezia con la rete ferroviaria europea e nazionale.

In tal senso infine, appare necessario riequilibrare l’intermediazione dei traffici marittimi fra l’Europa e il resto del mondo. I porti dell’Alto Adriatico godono di una localizzazione eccellente che consente loro di offrire il miglior transit time per i traffici tra l’Europa e l’estremo Oriente (oltre che ovviamente con tutto il Mediterraneo orientale) e le migliori performance ambientali (un container che da Porto Said raggiunga Monaco di Baviera via Venezia anziché via Amburgo produce - nave più treno - 56 kg/TEU di CO2 anziché 134 kg/TEU o - nave più camion - 101 kg/TEU di CO2 anziché209 kg/TEU.
Ma questo oggi non basta per convincere i signori dei traffici mondiali a risalire l’Adriatico per farne una alternativa vera, anche se parziale, alle destinazioni finali del Mar del Nord.

Perché questo succeda occorre, come si è già detto, che si creino le condizioni infrastrutturali e organizzative (con riferimento all’intera catena logistica) per un drammatico aumento di scala. Un aumento almeno di un ordine di grandezza sufficiente a rendere conveniente la relazione diretta (senza transhipment) Alto Adriatico-Estremo Oriente.

La logistica nazionale ed europea vince la scommessa ambientale solo se l’Alto Adriatico - così come l’Alto Tirreno in un’ottica di sistema - diventa l’origine/destinazione esclusiva dei propri traffici da/per oltre Suez e non più solo una tappa scomoda, raggiunta solo da servizi feeder che la collegano a pochi porti di transhipment, di traffici con altra origine/destinazione finale europea nel Mar del Nord


Fonte: Ufficio stampa - Autorità Portuale di Venezia