“Porti e Imprese del Golfo di Venezia nella One Belt One Road: Quali opportunità per il Nordest?“ Questo il tema al centro del dibattito organizzato dall’International Propeller Club Port of Venice, al centro congressi della Venezia Terminal Passeggeri, presenti i rappresentanti dei Club di Ravenna, Mantova, Monfalcone e Trieste.
Autorevoli i relatori introdotti dal presidente del Sodalizio Massimo Bernardo, che ha ricordato come prioritario a ogni accordo economico/commerciale tra i 68 Paesi aderenti al Belt and Road Initiative (BRI), dovrebbe essere il dialogo culturale, le armonizzazioni legislative, ecc.
La “Via della Seta” è aperta e in continua evoluzione – ha affermato Riccardo Fuochi, presidente dell’Associazione Italia-Hong Kong e del Propeller Port of Milan. In aggiunta ai 6 corridoi proposti da Xijinping nel 2013, si stanno realizzando nuove iniziative anche in Paesi geograficamente collocati al di fuori della “Via della Seta”. Investimenti in Africa, Sud America, Australia evidenziano la globalità dell’iniziativa. Secondo l’Asian Development Bank, 45 Paesi asiatici dovrebbero investire 26,000 miliardi di dollari entro il 2030 per la realizzazione di infrastrutture soprattutto nel settore energetico e logistico. L’Italia è tra i soci fondatori dell’AIIB , dotata di un capitale finanziario di oltre 100 miliardi di usd: non è una banca cinese e quindi può essere un punto di riferimento per le imprese italiane che operano nelle aree geografiche di riferimento della banca.
Alessandro Panaro, Responsabile dell’Ufficio Maritime and Mediterranean Economy – Studi e Ricerche per il Mezzogiorno, ha affermato che “con i ritmi elevati di traffico che sta segnando il Canale di Suez (+11% nel 2017 sul 2016), l’aumento del traffico navale (+24% dal 2012 al 2016) e il ritrovato slancio di alcuni Paesi dell’Area Mena (Middle East e North Africa), il Mediterraneo sta ritrovando una nuova e più incisiva centralità in ambito marittimo mondiale. La Cina sta quindi insistendo con importanti investimenti in terminal e porti nell’area MED e questo deve lasciar riflettere su come e in che misura possiamo intercettare i traffici commerciali e intensificare le relazioni con il Dragone così da poter cogliere le grandi opportunità che scaturiranno per i nostri sistemi portuali. Occorrerà però mostrare alla Cina che il nostro sistema logistico e marittimo è efficiente, solido e forte e soprattutto coeso senza individualismi, campanilismi e senza debolezze.”
Da parte sua il presidente di Confindustria Venezia-Rovigo, Vincenzo Marinese, ha evidenziato nel suo intervento “l’imprescindibile complementarietà tra i porti di Venezia e di Trieste, sottolineando l’esigenza di realizzare quanto prima un piano industriale che preveda zone franche, zone economiche speciali con incentivi fiscali, la ricollocazione del manifatturiero e la valorizzazione dell’export”.
Anche il Segretario generale dell’Autorità Portuale di Sistema dell’Adriatico Nord orientale, Mario Sommariva, ha focalizzato il suo intervento sull’esigenza di una più stretta collaborazione tra i porti di Venezia e Trieste, investendo sullo sviluppo infrastrutturale e della logistica, mentre il presidente dell’Autorità Portuale di Sistema dell’Adriatico settentrionale, Pino Musolino, ha ricordato come tra opportunità e criticità della “Via della Seta” non si debbano assumere “atteggiamenti remissivi”, rispondendo pedissequamente alle richieste cinesi, bensì si risponda con chiare regole europee, attrezzando i nostri porti, anche rafforzando la collaborazione all’interno del N.A.P.A., con infrastrutture e strutture adeguate a ricevere nuove linee marittime, anche per navi di grandi dimensioni. Non solo full container, bensì anche per impiantistica e general cargo, traffici questi che vedono il porto di Venezia tra i più quotati scali adriatici.