Al Porto Vecchio di Trieste, presso la Centrale Idrodinamica, si è discusso, nell’occasione del Maritime Day, sulla sostenibilità del turismo marittimo e costiero, nel contesto generale della cosiddetta “Blue Growth”.

La Blue Economy, secondo il Presidente della Camera di Commercio di Trieste, Antonio Paoletti, si definisce come l’insieme di attività economiche legate alle risorse marine; anche se, ricercando il vero significato del termine, quest’ultimo si identifica più esattamente come un modello di business a livello globale, dedicato alla creazione di un ecosistema sostenibile e quindi legato per lo più all’ambiente in senso generico.
Lo sviluppo della Blue Economy risulta molto importante per il nostro paese, formato da ben 8600 Km di costa, ed è per questa ragione che l’Italia investe soldi per sviluppare un “volano economico” che il settore marittimo ci offre.
Come sostenuto da Antonio Paoletti, già da un anno la suddetta ‘economia del mare’ è stata inserita nelle Camere di Commercio come progetto per lo sviluppo dell’ambiente marino e attraverso una serie di attività cerca di elevare la nostra città e le sue funzionalità.
I progetti a cui si fa più riferimento sono ad esempio quello relativo ai trasporti e alla logistica integrata, attraverso la promozione di autostrade del mare con reti TEN-T e il recupero di dimensioni strategiche con interventi strutturali, attraverso azioni promozionali sui mercati esteri e attraverso la valorizzazione del sistema logistico giuliano; il turismo, ampliando il mercato di prodotti tipici e implementando l’approdo crocieristico.
Un altro obiettivo è poi quello relativo all’implementazione della prima rete d’impresa a Trieste, il progetto Aries, grazie al quale imprese triestine si confrontano in grandi società nei confronti del mondo del turismo, della pesca e delle crociere.
Più nello specifico possiamo definire i settori in cui la Blue Economy agisce, quali le industrie di estrazione marina, la filiera cantieristica ed ittica, lo spostamento di passeggeri e merci via mare ed infine servizi di alloggio e ristorazione.
Un comparto quindi che crea valore aggiunto al nostro paese, basti pensare che nel 2011 in Italia l’economia del mare ha fatturato più di 41 miliardi di Euro, il doppio rispetto ad altri settori come, ad esempio, quello tessile e di abbigliamento. L’incidenza della Blue Economy nel nostro paese ha quindi creato un valore aggiunto del 2,9%, con un 5% nella regione Friuli Venezia Giulia e ben il 14,6% nella sola città di Trieste.

Per quanto riguarda invece gli ambienti strategici ai quali si vuole mirare, sono invece quelli relativi alla competitività di filiere del mare; la qualificazione delle competenze, che deve essere affrontata con un maggior raccordo con il mondo dell’istruzione e della formazione per il rilancio di professioni marittimi tradizionali e non. Infine si presta grande attenzione anche a internazionalizzazione l’economia del mare e a semplificare i rapporti tra le imprese e le pubbliche amministrazioni.

a cura di Teresa Zeleznik