È la proposta che emerge dallo studio “Il trasporto merci in Italia” sviluppato dal Ministero dell’Ambiente, in collaborazione con l’Autorità Portuale di Trieste e la società di logistica Alpe Adria.

Spostare su rotaia il trasporto merci porterebbe all'Italia un risparmio di 3 miliardi di euro l'anno in costi ambientali, pari a un -57% dei danni causati dall'inquinamento atmosferico. In un paese dove l'80% delle merci si sposta ancora su gomma, adottare una soluzione del genere significherebbe rilanciare l’economia di uno degli snodi logistici più importanti che oggi si affaccia sul Mediterraneo, il Porto di Trieste. Non è un caso, infatti, che lo studio per verificare la possibilità di inversione della dinamica strada/ferrovia nel trasporto merci in Italia parta proprio da Trieste: uno dei più internazionali porti italiani e quello a più forte vocazione ferroviaria.
A spiegare nel dettaglio la proposta dello studio “Il trasporto merci in Italia”, presentato nel corso della tavola rotonda Il trasferimento modale sui grandi assi di scorrimento, tenutasi a Milano lo scorso 12 febbraio presso la sede del Corriere della Sera - è Marina Monassi, Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste.

INTERVISTA

Quali obiettivi si è posto il vostro studio?

“Sviluppato dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con l’Autorità Portuale di Trieste e la società di logistica Alpe Adria, l’obiettivo dello studio (che prende in considerazione 53 terminali intermodali attualmente presenti sul territorio italiano) è quello di verificare la fattibilità di un percorso, inizialmente sperimentale, teso a invertire l’attuale dinamica competitiva strada-rotaia, che consentirebbe di conseguire un notevole abbattimento dei costi esterni che gravano sull’ambiente, fino al 57% dell’ammontare complessivo prodotto dal trasporto su strada, con un risparmio stimabile attorno ai 3 miliardi di euro l’anno”.

Che fotografia del trasporto su merci in Italia ne è uscita?

“Dall’analisi dell’attuale situazione inerente il flusso del trasporto merci, la ripartizione strada/ferrovia è, infatti, pari al 94% per la strada ed al 6 % per la ferrovia, mentre la somma totale del movimentato alternativo alla strada, cioè ferrovia più cabotaggio più idrovia, nel complesso raggiunge una quota del 13%. In questo contesto, il volume del trasportato annuo interno, pari a 1.495,78 milioni di tonnellate, dato strutturale riferito al 2008, l’ultimo anno prima della crisi ancora in corso, che moltiplicato per le percorrenze medie raggiunge un valore di 165,38 miliardi di tonn/km - produce costi esterni per complessivi 5,79 miliardi di euro; ma se tale volume viaggiasse via ferrovia, produrrebbe costi esterni per un valore 2,48 miliardi, con un risparmio ambientale pari al 57%. In sintesi, la situazione generale evidenziata dallo studio mette principalmente in risalto l’entità del risparmio che si potrebbe conseguire attuando una ripartizione dei flussi più equa”.

Dunque lo studio contiene proposte per ottenere il risparmio calcolato?

“L’idea dello studio è quella utilizzare in modo più efficiente ed organico il patrimonio delle infrastrutture già esistente, come le ferrovie e i terminal intermodali. Sfruttando al massimo il patrimonio dei terminali disseminati su tutto il territorio nazionale, infatti, si raggiungerebbe anche l’obiettivo fondamentale di favorire le imprese ferroviarie e gli operatori logistici, che avrebbero così l’occasione di proporre servizi e offerte commerciali adeguate, sostenibili e competitive. In questo modo si instaurerebbe una collaborazione costruttiva tra le aziende e il comparto dell’autotrasporto, che non potrà non condividere questa strategia di reciproco vantaggio”.

In quale contesto si inserisce la presentazione di questo studio?

“La tavola rotonda in occasione della quale è stato presentata la ricerca, rientra in un progetto di promozione e valorizzazione del ruolo del Porto di Trieste sullo scenario dello shipping nelle relazioni di traffico da e per i mercati del Centro-Est Europa verso il Medio e l’Estremo Oriente, stimolando l’interesse dei potenziali utilizzatori nazionali ed esteri della catena logistica integrata. In questo scenario, il Porto di Trieste ha avuto la possibilità di presentarsi nella capitale del mondo economico e finanziario per aprire un confronto con le categorie degli operatori su una delle questioni più sensibili del sistema del trasporto merci nazionale, quale è la ripartizione modale strada/ferrovia, nell’ottica di rendere più efficiente e competitiva la catena logistica nazionale nel suo complesso e nell’ambito dei grandi flussi del trasporto terra/mare”.
I risultati sin qui ottenuti fanno ben sperare. Non a caso in un momento di crisi generale il porto di Trieste ha avuto un aumento dei traffici.

“Sì esatto. Siamo sicuri che il Porto è in grado di portare a termine gli obiettivi posti, anche in virtù dei trend positivi registrati nel 2012: 49,2 milioni di tonnellate movimentate complessivamente e un nuovo record di traffico dei container con un movimento di 408.023 TEU e una progressione del 3,8% sull'anno precedente che ha fatto registrare un +44,9% sul 2010.

Fonte: Autorità portuale di Trieste & Società Alpe Adria S.p.A.