L’attuale posizionamento del Terminal di Marittima sta alla base del successo dello scalo veneziano come “homeport” (porto di arrivo e partenza) in quanto possiede contemporaneamente 4 pre-requisiti fondamentali: accessibilità nautica, accessibilità merci, accessibilità passeggeri ed efficiente connessione con l’aeroporto internazionale Marco Polo.

Dal punto di vista economico, il traffico crocieristico a Venezia – secondo i dati elaborati da Ca’ Foscari e dall’Università di Padova – vale (spesa diretta) 435 milioni di euro di cui 365 milioni (circa il 90% del totale) proveniente dalle navi di stazza superiore alle 40.000 tonnellate.
Rinunciare a questo traffico significherebbe perdere: 5,4% del PIL locale (se si considera che il PIL del comune di Venezia può essere stimato intorno ai 6,72 miliardi), e 6.800 posti di lavoro (su un totale di 7.600 unità complessive del comparto equivalenti al 6.6% dell’occupazione totale del comune di Venezia che conta oggi 103mila unità).

LE ALTERNATIVE POSSIBILI:

· Il Canale Vittorio Emanuele III° dove – al netto del vincolo pregiudiziale connesso all’interferenza con i traffici pericolosi – comporta la necessità  di un allargamento sezione canale da Fusina fino al bacino di evoluzione n. 1 (dal costo di circa 600 milioni di euro),

· Il Canale delle Trezze Nord per cui sussiste la stessa necessità di un allargamento sezione canale da Fusina fino al bacino di evoluzione n. 3 (dal costo di circa 400 milioni di euro),

· Il Canale delle Trezze Sud per cui sussiste la stessa necessità di un allargamento sezione canale da Fusina fino al bacino di evoluzione n. 3,

· Il Canale Contorta Sant’Angelo che devia dal Canale Malamocco Marghera prima dell’area di maggiore interferenza fra il traffico passeggeri e il traffico merci dal costo di 65 milioni di euro.

Fonte: Consulenza nella comunicazione