Che il sistema portuale dell’Alto Adriatico possa candidarsi a rappresentare l’accesso privilegiato ai mercati dell’Europa Centrale e Orientali delle merci provenienti dal Far East, sottraendo quote di mercato agli scali di Rotterdam, Amburgo, Anversa, Brema e Le Havre, non è una novità. Come pure che il porto di Trieste vanti un indiscutibile vantaggio competitivo per la sua posizione geopolitica e per i suoi profondi fondali che, unici a livello europeo, consentono l’approdo anche della grandi navi transoceaniche.

Lo sa bene il Presidente dell’Autorità Portuale di Trieste, Claudio Boniciolli, che da anni sta lavorando allo sviluppo dello scalo giuliano con un approccio trans regionale ed internazionale. Ed anche la necessità di un potenziamento delle infrastrutture logistiche retro portuali è un argomento sicuramente ben noto alla governance dell’Autorità Portuale di Trieste.

Bastano poche parole del suo intervento di saluto alla Conferenza "Lo spazio mediterraneo della mobilità" per interpretare la perplessità del Presidente Boniciolli, non tanto sulla qualità e la fattibilità del progetto di Unicredit Group per la realizzazione di una "Piastra logistica del Friuli Venezia Giulia", quanto sulla tempestività, considerata la delicata fase di attesa dei finanziamenti CIPE per la piattaforma logistica nell’ambito del Porto Nuovo di Trieste e quella dell’approvazione del Nuovo Piano Regolatore, atti preliminari a qualsiasi nuova iniziativa, compresa quella di UniCredit.

"Il Nuovo Piano Regolatore del Porto di Trieste – ha affermato Claudio Boniciolli lamentando la scarsa attenzione del Governo per i problemi portuali e logistici di tutto l’Alto Adriatico - rappresenta lo strumento per uno sviluppo sostenibile delle aree portuali nei prossimi dieci/quindici anni e già prevede opere che implicheranno investimenti per oltre un miliardo e mezzo di euro per la costruzione di nuove piattaforme e moli per complessivi 200 ettari."

Solo nell’ambito di tale documento strategico – che ha ottenuto il consenso di tutte le Istituzioni regionali ed è in attesa della sua approvazione a livello nazionale – potranno essere realizzati progetti che, come quello di Unicredit, richiedono una forte sinergia tra pubblico e privato. Le opere portuali che siamo pronti a mettere in cantiere – ha affermato il Presidente – potranno attivare altri finanziamenti privati e non necessitano di strumenti legislativi diversi rispetto a quelli esistenti (come lo dimostrano analoghe iniziative realizzate a Ravenna, Savona, Civitavecchia e Napoli) bensì richiedono tempi certi e relazioni costanti con le altre Amministrazioni.


E per quanto riguarda alle infrastrutture logistiche retro portuali, secondo il Presidente Boniciolli, Trieste soffre le stesse carenze lamentate dai porti di Venezia, Ravenna, Fiume e Capodistria. L’Alto Adriatico – ha sottolineato Claudio Boniciolli – è l’incrocio ideale tra il Corridoio 5 (definito da Sacconi e De Michelis ormai un corridoio obsoleto, perché a Nord delle Alpi si sta realizzando un passaggio che taglia fuori l’Italia) e l’Asse Adriatico-Baltico, che collega il Mar Adriatico al Mar Baltico attraverso l’Italia, l’Austria, la Repubblica Ceca e la Polonia. Per questo è necessaria una visione di corridoio "allargata" che porti al potenziamento immediato delle reti ferroviarie e delle infrastrutture viarie.