“Lo sviluppo dei porti del Mediterraneo, in particolare di quelli italiani, può rappresentare un valore aggiunto non solo per il nostro Paese ma anche per l’intero continente”. Lo ha affermato il Presidente dell’Autorità del Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale, Pino Musolino, durante l’Assemblea programmatica pubblica di Assoporti (di cui si legge anche nell’articolo che Il Piccolo dedica all’evento, concentrandosi sull’intervento del Presidente Zeno D’Agostino e di altri partecipanti).

Ecco la sintesi dell’intervento Pino Musolino.

Nella rinnovata centralità euro-mediterranea, abbiamo il gravoso, ma stimolante, compito di contribuire alla competitività di tutti i paesi dell’UE in uno scenario che è definitivamente globale, nel quale la crescita si gioca tutta sui mercati esteri e sulle esportazioni. In questo contesto i porti e le infrastrutture ricoprono un ruolo fondamentale nelle politiche di sviluppo europee.  

 È per questo che appare paradossale che tra i vertici di ESPO non siedano – oramai da molti anni - rappresentanti italiani. Assoporti – assieme al Governo – può e deve far sentire la propria voce in Europa, non solo quando si tratta di chiedere fondi ma soprattutto quando su quei tavoli vengono elaborate e prese decisioni strategiche.

L’attuale sistema portuale italiano ha integrato nelle AdSP porti geograficamente prossimi con l’obiettivo di migliorare le sinergie e promuovere la competitività tra sistemi portuali ma queste aggregazioni non hanno ancora trovato corrispondenza a livello europeo. La prevista revisione del 2023 della Rete Ten-T è, dunque, l’occasione utile per colmare il gap esistente nella rete Comprehensive e nella rete Core TEN-T, così come individuati dalla recente riforma della portualità italiana. 

Va però ricordato che senza adeguata e maggiore autonomia finanziaria, lo sviluppo portuale continuerà a pesare solo sulle casse dello Stato. Voglio ricordare che i Porti del Northern Range godono oggi di un’autonomia decisamente più significativa di quella dei porti italiani che a sua volta è ancora lontana da quella stabilita dall’UE (Reg. UE 352/2017- art. 13).

All’Italia, manca una autonomia impositiva idonea a consentire la costruzione di un’entrata fondata su presupposti, aspetti tecnici, commerciali e strategici propri. Serve, pertanto, superare la limitata e condizionata compartecipazione al gettito IVA ed ammettere l’imposizione autonoma derivante da specifici presupposti a fronte di capacità di gettito. Maggiori risorse consentirebbero di realizzare quelle infrastrutture necessarie per avere porti più efficienti e, al contempo, consentire alle nuove AdSP di concentrarsi su uno sviluppo sostenibile, anche dal punto di vista ambientale, attraendo le migliori tecnologie, come stiamo facendo a Venezia realizzando il primo terminal LNG che ha appena ottenuto un cofinanziamento europeo grazie al progetto GAINNIT. Autonomia finanziaria che incentiverebbe anche percorsi maggiormente virtuosi nella gestione e pianificazione portuale. Un ruolo più forte dei porti italiani in Europa rende non solo l’Italia, ma l’intera Unione, più competitiva.