Del futuro dei porti di Trieste, Nuovo e Vecchio, si è discusso durante l’incontro intitolato "Ieri, oggi e domani: i porti triestini ad una svolta?" alla presenza dell’uscente presidente dell’Autorità Portuale Claudio Boniciolli.
Mosso dallo spirito di conoscere gli interventi che avverranno negli scali giuliani, l’evento si è inoltre distinto per un’attenta analisi della situazione odierna del porto gravata da una forte crisi mondiale e per l’individuazione delle soluzioni con cui uscirne.
Nonostante la sua lunga tradizione di porto mercantile, il porto di Trieste ha vissuto nell’ultimo secolo diverse trasformazioni che lo hanno portato ad essere da uno degli scali maggiori a livello europeo, ad un porto di medio - piccole dimensioni. Cause di questo cambiamento sono state principalmente la ridefinizione dei confini statali con la tardiva progettazione dei collegamenti infrastrutturali e l’introduzione, intorno agli anni 50 del secolo scorso, di un nuovo metodo di trasportare le merci: il contenitore che ha rivoluzionato l’attività portuale.
È dovuto soprattutto alla prima concausa il parziale declino dello scalo giuliano, il quale ha dovuto riposizionarsi continuamente all’interno della rete dei traffici del nord Adriatico contrastando la concorrenza di altri porti vicini e lontani sempre più attrezzati e competitivi.
Per superare l’attuale momento difficile che sta passando il nostro Paese e l’intera economia mondiale, il presidente Claudio Boniciolli ritiene che Trieste debba diventare maggiormente competitiva, riassumendo il ruolo di ponte per l’Est Europa. "Questa presa di coscienza – ha proseguito Boniciolli – ci porterà a crescere in contesto europeo allargato in cui molti paesi dell’ex blocco sovietico sono già entrati in UE o sono in procinto di entrare". Trieste deve riconquistarsi l’antico ruolo che aveva un paio di secoli fa di porto prescelto per i traffici dell’impero austro-ungarico, quale porta d’ingresso per le merci dirette nell’Europa centro-orientale. "Per far questo – ha continuato il maggior esponente dell’autorità portuale – è indispensabile ripristinare una serie di collegamenti, soprattutto ferroviari, che consentano una via d’accesso più agevole per l’est; mi riferisco in particolare alla riattivazione delle reti ferroviarie attorno al porto, con l’antica linea che partendo da Capodistria, colleghi Aquilinia, Servola, Opicina, Prosecco ed arrivi fino a Monfalcone per poi immettersi nella rete ferroviaria italiana di Trenitalia". Fondamentale, secondo Boniciolli, il potenziamento tecnologico dello scalo ferriviario di Campo Marzio e il collegamento dell’interporto di Fernetti con l’intera rete ferroviaria europea. In queste operazioni indispensabili saranno gli accordi con le ferrovie slovene che in quest’ambito si sono mosse in maniera repentina collegando il porto di Capodistria a Divaccia e di conseguenza alla rete nazionale. "Occorre – ha affermato Boniciolli – un accordo tra Friuli Venezia Giulia, Veneto, Slovenia, ferrovie e autorità portuali di questi territori da realizzare in tempi brevi per ripensare al futuro di questo territorio e chiedere finanziamenti all’Unione Europea per ripristinare il ruolo di Trieste quale porta dell’Est".
Parlando di finanziamenti ministeriali Boniciolli ricorda che l'Autorità portuale sta aspettando da più di un anno i fondi per la piattaforma logistica del Ministero dei Lavori pubblici. "Da Roma, sarebbero dovuti arrivare 50 dei 132 milioni necessari. Ci hanno detto che avrebbero potuto stanziarne solo 30, perciò ci siamo mossi per coprire gli ulteriori 20. Ma anche questi 30 li stiamo aspettando: il Cipe continua a rinviare la decisione."
Nonostante la difficile situazione congiunturale, il presidente dell’autorità portuale si ritiene soddisfatto del lavoro compiuto durante il suo mandato di amministrazione. "In questi anni – afferma Boniciolli – siamo riusciti ad aggiustare il bilancio senza licenziare nessuno, ricollocando il personale in esubero in aziende e società che ci hanno permesso di fare un buon bilancio finale, attraverso un’efficiente riorganizzazione tecnico – finanziaria".
Il vecchio porto franco, invece, sta cambiando grazie ad un nuovo stimolo allo sviluppo proveniente dal progetto in partenza di riqualificazione. Grazie alla cordata Maltauro – Rizzani de Eccher la zona portuale riprenderà gli antichi splendori di un tempo. Attraverso un investimento di 800 milioni di euro che potrebbero salire negli anni ad 1 miliardo e mezzo la cordata vincitrice della concessione portuale intende costruire marine e strutture per la nautica da diporto in un contesto armonizzato con la città e risistemare i magazzini posti sotto i vincoli architettonici del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Questi edifici saranno riqualificati attraverso l’insediamento di attività legate al mondo marittimo, come studi di ingegneri o attività legali. Al fine di consentire l’uso di questa zona verranno costruiti dei parcheggi e verrà realizzata una viabilità interna che sarà collegata alla rete stradale cittadina in modo tale che arrechi il minor disagio possibile. Ultima opera della riqualificazione consisterà nella bonifica del terrapieno di Barcola, la cui spesa sarà sostenuta interamente dal concessionario, rispettando e tutelando le aziende e le associazioni già insediate in quel territorio.
Alberto Callegari
I porti triestini: focus sul tema
5 Ottobre 2010