TRIESTE - "Le barche da diporto del Friuli Venezia Giulia stanno lasciando le nostre marine per quelle della Croazia ed oltreconfine le richieste sono già tante che le marine croate chiedono, come acconto, il pagamento totale immediato per il posto barca annuale".
Lo conferma l'assessore regionale alle Attività produttive Federica Seganti che, contattata dai responsabili dei diversi Porti nautici, ha inviato al presidente della Regione Renzo Tondo ed ai parlamentari del Friuli Venezia Giulia una lettera in cui segnala 'la transumanza delle imbarcazioni verso le Marine della vicina Repubblica Croata, rendendo immediata la perdita economica per gli operatori del Friuli Venezia Giulia'.

L'esodo è, stando agli operatori del settore, una conseguenza diretta della "manovra Monti", che prevede l'introduzione della tassa di stazionamento.
Nella sua lettera l'assessore, oltre a richiamare l'attenzione sull'urgenza del problema, nota che "il fatturato italiano della nautica, di 5,5 miliardi di euro prima della crisi iniziata nel 2009, è ora a 3,5 miliardi di euro".
"Con la nuova tassa di stazionamento, che vale 280 milioni di euro (0,1-0,2 per cento del totale della manovra) - continua - il fatturato scenderà ancora e scenderanno quindi anche le imposte versate dal settore, con conseguenze negative per il bilancio delle entrate dello Stato".

A livello regionale, spiega l'assessore Seganti, le ripercussioni rischiano di esser pesanti per il mondo del lavoro, dal momento che "solo nel comprensorio di Lignano e Latisana, con sette marine e 5.000 posti barca, ci sono 350 assunti direttamente e 120 aziende che lavorano nell'indotto per circa 1.200 posti di lavoro, mentre in tutta la regione le Marine sono 23, per un totale di 17.000 posti barca". "L'effetto di un analogo provvedimento dell'allora governatore della Sardegna Soru ebbe effetti negativi - ricorda Federica Seganti - e così sarà per la 'manovra Monti', con alcune regioni più colpite di altre, tra cui il Friuli Venezia Giulia".

A caduta, segnala l'assessore nella sua lettera, "dopo i porti turistici e le aziende legate alla nautica, il danno economico colpirà anche pubblici esercizi, attività commerciali e gestori della distribuzione di carburanti, perché se il diportista non è ormeggiato in un posto barca in Italia tutte le spese le fa nel Paese dove si trova".

Inoltre, rileva Federica Seganti, dal 2001 i porti turistici pagano l'ICI sugli specchi acquei oltre alla concessione demaniale e dal 2007 hanno subito l'aumento, con la Finanziaria nazionale, del canone di concessione di almeno 2-3 volte.
E ciò pur avendo una concessione demaniale registrata alla Corte dei Conti con atto formale. Facendosi portavoce degli operatori delle Marine del Friuli Venezia Giulia, l'assessore Seganti richiede pertanto alcuni correttivi, tra cui il ripristino del coefficiente di riduzione previsto per la vetustà delle imbarcazioni (contemplato in una prima stesura della manovra Monti); la riformulazione della tassa di stazionamento con importi modulati in base a specifici parametri tecnici; il limite dell'applicazione del nuovo balzello agli italiani o alle barche che battono bandiera italiana, per non colpire il turista proveniente dall'estero.


Fonte: Ufficio stampa - Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia