Ha superato le aspettative in termini di presenze, grazie all’eccellente livello organizzativo, ad interventi di qualità e alla partecipazione di relatori di alto livello, l’Italian Cruise Day, il primo forum sull’industria crocieristica italiana, che si è tenuto venerdì 28 ottobre alla Stazione Marittima di Venezia, promosso da Risposte Turismo e Venezia Terminal Passeggeri.
Come si presenta oggi il mercato delle crociere? Quali sono le prospettive nei prossimi anni e dove si deve puntare per incentivare le vendite nel settore? Sono queste alcune delle domande a cui hanno si è cercato di dare delle risposte durante le quattro sessioni del forum, due in plenaria e due in parallelo sui temi più scottanti nel dibattito sull’evoluzione del settore.

Dalle indagini elaborate da Risposte Turismo e pubblicate nell’Italian Cruise Watch, il primo report italiano sull’industria crocieristica presentato nell’occasione dal presidente della società Francesco Di Cesare, i dati rivelano un settore che, a differenza degli altri, resiste alla crisi economica ed, anzi, è in crescita: 9,6 milioni i crocieristi imbarcati, transitati o sbarcati nei porti italiani nel 2010 con un aumento dell’8% rispetto all’anno precedente, 397% la percentuale di crescita avuta dal traffico italiano legato alle crociere nel decennio 2000-2010, 11 milioni i crocieristi previsti alla fine del 2011 nei porti italiani con un incremento del 16%.
Un mercato che fa gola e che vede il porto di Venezia raggiungere il porto di Barcellona in vetta alle classifiche europee. Complici anche, per il porto veneto, gli importanti investimenti che sono stati fatti nel terminal crociere – è di questi ultimi giorni la notizia del completamento del progetto di cold ironing, destinato ad alimentare contemporaneamente 4 navi da crociera evitando così che vengano tenuti accesi i generatori di bordo e ottenendo conseguentemente una riduzione dell’inquinamento ambientale e acustico – come ha sottolineato anche Roberto Perocchio, amministratore delegato di Venezia Terminal Passeggeri, ricordando gli interventi per soddisfare le richieste delle compagnie in termini di spazio, sicurezza, lunghezza banchine, disponibilità parcheggi ecc.

"Ma il futuro non è tutto roseo" è intervenuto Giovanni Onorato, direttore generale di Costa Crociere, facendo subito accendere la discussione. Secondo il manager della compagnia italiana leader in Europa, se da una parte l’ampliamento della clientela grazie alle short cruises e ad una politica di prezzi che attira nuovi segmenti di mercato permette alle compagnie di crociera di resistere sul mercato e fronteggiare la crisi - una buona parte del fatturato delle compagnie deriva dalla vendita dei servizi a bordo - dall’altra la gestione economica è resa alquanto difficoltosa a causa degli alti costi operativi, soprattutto quelli del carburante, e portuali.
Il rischio? Lo spostamento da parte delle compagnie di crociera delle flotte su altri mercati in cui i porti sono comunque dotati di infrastrutture adeguate ma sono economicamente più sostenibili.

Pronta la risposta delle autorità portuali, rappresentati durante la prima sessione plenaria da Edoardo Monzani, amministratore delegato delle Stazioni Marittime di Genova, che ha informato come le tariffe portuali siano l’unico strumento a disposizione dei porti per recuperare la somma investita per la realizzazione di infrastrutture di qualità, con spazi e dotazioni di sicurezza all’avanguardia, per soddisfare le esigenze manifestate dalle compagnie di crociera.

Il delicato equilibrio della collaborazione porti-compagnie di crociera è tuttavia alle volte reso più semplice dall’entrata della compagnia di crociera nel ruolo di gestore diretto del terminal, com’è accaduto, ad esempio, a Savona dove dal 2001 Costa Crociere gestisce direttamente il terminal ed ha co-finanziato la costruzione del "Palacrociere", e come sarà per Trieste dove Costa Crociere partecipa alla Tami, la società che ha ottenuto la concessione per la gestione del Trieste Terminal Passeggeri.

"I costi operativi e portuali rischiano di erodere la competitività del settore" ha aggiunto Domenico Pellegrino, direttore generale di MSC Crociere, condividendo la visione di Onorato e cercando di far capire come i costi operativi e portuali che la compagnia di crociera deve sostenere abbiano delle ripercussioni sia sulla costruzione di nuove navi che sul sistema degli itinerari, in quanto le compagnie di crociera affrontano la questione cambiando home port e investendo su una politica che punti sempre di più sul prodotto nave inteso come "nave destinazione" piuttosto che sugli itinerari.

Di "nave destinazione" ne sa qualcosa Gianni Rotondo, direttore generale della Royal Caribbean Cruise Line, il Gruppo crocieristico RCCL che impiega attualmente 20 navi su 40 in rotte mediterranee. Le prime navi della flotta americana che navigavano nell’area caraibica, infatti, venivano già costruite per intrattenere l’ospite a bordo quanto più possibile visto la ridotta varietà di attrazioni della zona.

Il direttore di MSC ha voluto poi evidenziare un’ulteriore criticità del sistema, rappresentata oltre che dalla presenza sul territorio italiano di un numero esagerato di porti, dalla mancanza di una governance strategica a livello nazionale per incanalare al meglio gli investimenti e ottimizzare le risorse.

Ambiente, infrastrutture o promozione? Su quale leva puntare di più è la domanda rivolta da Francesco Di Cesare, presidente di Risposte Turismo e moderatore dell’incontro, al parterre di relatori.
Monzani non ha dubbi: le infrastrutture sono fondamentali, soprattutto se si è costretti a guardare avanti e a riflettere sul fatto che nel futuro le compagnie di crociera si dirigeranno in meno porti e li selezioneranno anche dal punto di vista delle infrastrutture.
Per Pellegrini invece la promozione è strategica, in quanto lavorare sul prodotto piuttosto che sul prezzo potrebbe essere la soluzione vincente per frenare la discesa dei prezzi delle crociere.

Concordano sulla necessità di intervenire sui prezzi anche le agenzie di viaggi, per le quali il prodotto-crociera sta diventando essenziale nella loro offerta. I costi troppo bassi delle crociere non sono più sostenibili in quanto gestire le richieste sta loro costando molto di più rispetto al corrispettivo guadagnato per la vendita.


Elisa Tunini