Lanterna  Sacchetta, Trieste

DALLA LANTERNA, OLTRE IL FARO

La Patente per la libera e sicura navigazione in Adriatico del 1717 e il Decreto per i Porti Franchi del 1719 sono certamente gli assi lungo i quali si sviluppa la città di Trieste, che all’alba del diciottesimo secolo non conta più di cinquemila abitanti. Le scelte della corte di Vienna (prima di Carlo VI e poi di Maria Teresa) producono effetti inimmaginabili in pochissimi anni tanto che Trieste diventa rapidamente il luogo di approdo di commercianti e navigatori che giungono da tutto il Mediterraneo oltre che il porto da cui prendono il largo le navi che in pochi decenni sugellano la supremazia di quest’area nei traffici marittimi. Trieste diviene la città emporio che si amplia in base alle necessità dei nuovi abitanti: nel Settecento vengono gettati i semi di questa città moderna che si allarga oltre le mura medievali sul Canal Grande e nel Borgo Teresiano, che costruisce lazzaretti e arsenali, cantieri e squeri, scuole e ospedali, acquedotti e fontane, la Borsa.

Dall’unione della tradizione patrizia con i nuovi mercanti si sviluppa il centro manifatturiero dell’Adriatico, che nel corso dell’Ottocento comprende e anticipa la modernità con la nascita del Lloyd Austriaco e delle Assicurazioni Generali strettamente legati alle attività che qui sviluppano. I ricchi triestini apportano i propri capitali per la costruzione del Canale di Suez, comprendendo bene che il futuro si gioca sulla velocità delle merci, e costruiscono un grande porto, struttura all’avanguardia che oggi rappresenta ancora uno splendido esempio di archeologia industriale. Ma sviluppano anche la Scuola Nautica fondata da Maria Teresa tanto che la maggior parte dei centri scientifici, che oggi rendono Trieste eccellenza mondiale, discendono dall’intuizione della sovrana.

A fronteggiarsi nell’affaccio al mare si trovano oggi palazzi e castelli, la Lanterna e il Faro, il porto vecchio e il Canale: da ognuno deriva la testimonianza della grandezza passata e della lungimiranza di chi ha visto in questo piccolo borgo l’alternativa a Venezia.

Sul Molo Fratelli Bandiera la vecchia Lanterna, opera dell’architetto Pertsch risalente al 1833, chiude la Sacchetta, sicuramente la parte del golfo che fu zona portuale anche in epoca romana e forse ancora prima. Fu il governatore Carlo Zinzerdorf a volerla per difendere il porto, poggiata su quello che fu lo Scoglio dello Zucco, collegato da Maria Teresa alla terraferma per evitare pericolosi incagliamenti durante l’ingresso e l’uscita dal porto. Venne utilizzata con questi scopi fino al 1927 quando il Faro della Vittoria prese servizio, per essere infine spenta nel 1969.

La Lanterna - ispirata al faro di Punta Salvare - entrò in funzione il 2 novembre 1833 e funzionò ad olio fino al 1860 quando si iniziò ad utilizzare il petrolio sostituito nel 1926 dall’energia elettrica. Dotata di un piccolo cannoncino che con un colpo preciso segnava mezzogiorno, la Lanterna si sentiva in ogni zona della città. Oggi ospita la sede di Trieste della Lega Navale Italiana, che ha contribuito al suo restauro.

Il Faro della Vittoria, opera di Arduino Berlam e Guido Cirilli, costruito tra il 1923 e il 1927 quando viene acceso il 24 maggio alla presenza del Re Vittorio Emanuele III, è un’opera commemorativa, “il più significativo monumento a celebrazione della Vittoria”, della Redenzione  di Trieste. Il Faro è alto settanta metri in pietra d’Orsera ed è sormontato dalla Vittoria alata (opera in rame di Giovanni Mayer), ha un basamento sul quale giganteggia un Marinaio Ignoto (opera di Giovanni Mayer) e l’ancora del cacciatorpediniere Audace (la prima nave italiana ad entrare nel porto di Trieste il 3 novembre 1918) donata dall’ammiraglio Thaon de Revel, ministro della Marina del Regno d’Italia. Ai lati dell’ingresso del Faro - che si può visitare - sono posti due proiettili della corazzata austriaca Viribus Unitis. Su una grande piastra in pietra è incisa l’iscrizione “A.D. MCMXXVII Splendi e ricorda i Caduti sul mare MCMXV - MCMXVIII”.

Castello di Miramare e Queen Elisabeth, Trieste