DUE SIMBOLI DI TRIESTE PER L'IDENTITA' GRAFICA DI STRADE DEL MARE

Di questo golfo - su cui oggi si affacciano tre Stati (Italia, Slovenia e Croazia) - raccontano la storia, parlando tra loro, i fari sparsi sulla riva del mare. Raccontano del viaggio verso la modernità, di navi e marinai che solcavano l’Adriatico, di luci lontane che guidavano le rotte, di guerre e traffici. Aiutati nel loro compito da piccole lanterne sparse nel mare o da tanti piccoli fari che nel tempo hanno perso la loro funzione, le potenti luci di quelli ancora in uso disegnano romantici riflessi nel cielo e sul mare, più per non far sentire soli i naviganti e gli amanti dell’orizzonte di questo lago salato che per utilità reale. Soppiantati come sono stati dalle moderne tecnologie per la navigazione.

Due fari accolgono a Trieste viaggiatori e navigatori: la Lanterna (che illuminò l’ingresso del Porto dal 12 febbraio 1833 al 25 novembre 1969) e il Faro della Vittoria (inaugurato il 24 maggio 1927 per celebrare il passaggio della città al Regno d'Italia, nel ricordo dei Caduti sul mare della Grande Guerra).

Due simboli (progettati rispettivamente da Matteo Pertsch e Arduino Berlam) scelti per l'identità grafica di "Strade del Mare" e rappresentati insieme come solo dal mare o dal cielo si possono ammirare. 

L'ottocentesca Lanterna al Molo Fratelli Bandiera (già Molo Teresiano) è oggi la sede della sezione di Trieste della Lega Navale Italiana. Il gruppo ottico è sorretto da una colonna in pietra a base cilindrica che si erge da una Torre Massimiliana merlata con due ordini di troniere. Oltre alla funzione di faro, infatti, la costruzione doveva svolgere anche una funzione di difesa del porto. Le fondazioni della Lanterna poggiano su quello che una volta era lo Scoglio dello Zucco (già in epoca romana luogo di segnalazioni marittime) e sul luogo dove nel 1744 Maria Teresa fece costruire (su sollecitazione di Carlo Zinzendorf) il primo faro. Alla base sorge una sorta di fortino della torre casamattata per artiglieria a tracciato circolare. Alta quasi 35 metri, con una portata di una quindicina di miglia marine, la Lanterna entrò in funzione grazie all'utilizzo dell'olio combustibile, sostituito dal 1860 con il petrolio e successivamente con l'elettricità. Il fanale divenne simbolo della città mercantile e per molti decenni segnò il mezzogiorno con lo sparo del suo cannone.

Il Faro della Vittoria sorge sul Poggio di Gretta, nell'ambito del complesso del Forte Kressich, una delle più importanti postazioni dell’Impero austroungarico della città cosruito nel 1854 per difendere la piaggia di Barcola. Ogni elemento che lo compone è stato pensato per avere un forte valore simbolico. La statua della Vittoria Alata innalza con la mano sinistra una fiaccola, mentre con la destra stringe una colonna d’alloro. Opera dello scultore triestino Giovanni Mayer, realizzata in rame sbalzato dall’artigiano Giacomo Sebroth, è sorretta da un tubo d’acciaio che s’innesta nella torre. L’imponente scultura dedicata al Marinaio Ignoto, realizzata dal Mayer con la collaborazione del maestro scalpellino Regolo Salandini (alta otto metri e 60 cm), raffigura l’immagine di un marinaio con il classico copricapo da pioggia della Regia Marina, noto come “Sud-Ovest”, e alti stivali da lavoro mentre scruta il mare. Sotto la statua è posta l’ancora del cacciatorpediniere Audace, la prima nave italiana ad entrare nel porto di Trieste il 3 novembre 1918. Un’epigrafe “MCMXXVII Splendi e ricorda i Caduti sul mare MCMXV – MCMXVIII” sottolinea come la luce del faro
serva non solo a guidare i naviganti contemporanei, ma anche a ricordare i caduti in mare del passato. La catena, che cinge l’aiuola alla base del Faro e i due proiettili posti all'entrata appartenevano alla corazzata austroungarica Viribus Unitis affondata a Pola nel 1918 da incursori della Marina Italiana.

Il Faro della Vittoria è aperto al pubblico grazie a una convenzione tra la Marina Militare e l’Ente regionale per il patrimonio culturale - Erpac della Regione Friuli Venezia Giulia. Rilevante monumento nazionale, il Faro offre al visitatore la possibilità di osservare dall'alto la città e l'intero Golfo: con i suoi 67.85 metri di altezza (128.85 dal livello del mare) è aperto con i seguenti orari:

Aprile, maggio, giugno e settembre:
venerdì: 15.00 - 19.00 | sabato e domenica: 10.00 - 13.00 e 15.00 - 19.00

Luglio e agosto
da mercoledì a domenica: 10.00 - 13.00 e 16.00 -19.00

Ottobre
venerdì: 15.00 - 18.00 | sabato e domenica: 10.00 - 13.00 e 15.00 - 18.00
dal 10 al 14: orario continuato 9.30 -17.30

Novembre
dal 1 al 4: orario continuato 9.30 - 16.30

Aperture straordinarie

Orario continuato 10.00 -19.00: 31 Marzo, 2, 25, 26, 27, 30 Aprile, 1 Maggio, 15 Agosto

E due fari illuminano l’orizzonte verso la penisola istriana: quello di Pirano che indica la rotta a pescatori e naviganti dal 1872 e quello di Salvore, il più antico faro ancora attivo in Adriatico. Oggi si trovano rispettivamente in Slovenia e in Croazia.

Il faro di Pirano proietta il suo cono di luce sul mare dal 1872 anche se è del 1617 la prima luce che guida i naviganti che da qui transitano e stringono rapporti con la Serenissima. Inglobato a punta Madonna nella Chiesa di Santa Maria della Salute (San Clemente), il faro è alto più di dieci metri e ha una luminosità di due milioni di candele.

Il faro di Salvore sorge sulla punta detta delle Mosche ed è stato costruito nel 1818 dopo il passaggio dell’Istria da Venezia all’Impero d’Austria. Non solo è il più antico faro ancora in funzione in Adriatico ma fu anche il primo ad essere illuminato a gas di carbone con un sistema d’intermittenza che fece giungere la sua fama fino in Francia ed in Inghilterra. A costruirlo, su progetto di Pietro Nobile, fu il ceto mercantile triestino (con emissione di azioni) che sulla punta nord-occidentale della penisola istriana voleva una luce ad indicare la rotta. Il faro fu inaugurato alla presenza dell’Imperatore Francesco I ed è ancora oggi visibile dall’altopiano triestino: serviva per la comunicazione ad autorità portuali ed agenti di commercio dell’arrivo delle navi.