"Il sistema marittimo – portuale del Friuli Venezia Giulia. Aspetti economici, statistici e storici": questo è il titolo del libro oggetto della conferenza che si è tenuta mercoledì 7 marzo presso il salone di Rappresentanza della Prefettura di Trieste. Il volume curato da Romeo Danielis, docente all’Università degli Studi di Trieste e pubblicato da EUT (Edizioni Università di Trieste), raccoglie i risultati della ricerca condotta dal professore e finanziata dal Commissariato del Governo nella regione Friuli Venezia Giulia con il Fondo Trieste.

Il duplice obiettivo che si è prefissato l’autore è quello di individuare le caratteristiche dal punto di vista economico – industriale del Sistema Portuale Regionale (SPR, composto dai porti di Trieste, Monfalcone e Porto Nogaro) del Friuli Venezia Giulia e secondariamente di stabilire che ruolo gioca nel contesto economico complessivo.

"Per raggiungere tali finalità – spiega Danielis - sono state considerate ben 480 aziende, tutte comunque autorizzate a operare, seppur con vario titolo, nei tre snodi regionali". Le aziende oggetto di studio sono suddivisibili in quattro macrosettori - attività portuali in senso stretto, di supporto a quelle portuali dal lato terra, di sostegno a quelle portuali dal lato mare e non portuali ma connesse ai porti – e in sedici settori di impiego. "Quello che è importante evidenziare a questo punto – continua l’autore - è che i porti non rappresentano unicamente delle zone di movimento merci, ma hanno una natura industriale piuttosto articolata, diversificata e complessa. Un sistema portuale è qualcosa di più della semplice somma delle attività che si svolgono nello stesso".

Le imprese operanti nel SPR devono essere inserite in un contesto di più ampie dimensioni, infatti, il 37% delle stesse svolge la propria attività in più di una sede, mentre il 90% ha sede legale in regione e non mancano neppure aziende che hanno la sede legale all’estero. “Si può dedurre da tutto ciò – afferma l’autore - che il SPR è un sistema industriale aperto e interconnesso anche con gli altri sistemi portuali”. Per quanto concerne il fattore occupazionale invece, attualmente il numero dei dipendenti impiegati direttamente nei porti del Friuli Venezia Giulia sono 5.353 ma volendo comprendere anche gli addetti delle ditte che pur svolgendo attività tipicamente portuali non lavorano nel contesto degli snodi, il numero degli occupati sale a 8.243.Un successivo tema oggetto della ricerca è quello dell’analisi finanziaria. Essa considera l’indice di redditività del capitale proprio, denominato ROE, che per il SPR nel 2006 era pari al 5,31 mentre nel 2007 era accresciuto fino a toccare l’ 11,07.

“Per concludere - evidenzia Danielis – esistono ben quattro modi di concepire il sistema portuale regionale. Questo può essere considerato come complesso territoriale. Esiste infatti un’importante rete di attività trasportistiche lato terra e imprese industriali localizzate nelle aree interne che con i porti interagiscono in modo stretto. Il SPR può inquadrarsi anche in un ottica di bene comune; insiste infatti su un’area collettiva a forte infrastrutturazione, solitamente finanziata e gestita rispettivamente con fondi e da enti pubblici. Il triplice snodo regionale – continua il professore – è anche un sistema aperto dove operano aziende che hanno dimensioni e scopi nazioni o internazionali. Il livello di esportazioni e importazioni di beni e servizi con le altre regioni italiane e con l’estero è alto”. Infine Danielis introduce una visione ambiziosa del Sistema Portuale Regionale, ovvero quella di cluster: un’identità collettiva, con valori comuni, di fiducia reciproca e di organi di coordinamento e guida.

Vanessa Da Ros