Per rendere competitivo il sistema portuale occorrono autonomia finanziaria, gestionale e coordinamento tra i vari poteri. Questo il pensiero di Paolo Costa, presidente dell’Autorità Portuale di Venezia, espresso durante l’incontro tecnico propedeutico all'elaborazione del nuovo Piano nazionale della logistica.

Secondo Costa, “la riforma della legge 84/94 ha senso se solo se contiene norme che garantiscano definitivamente la piena autonomia finanziaria delle Autorità Portuali. Autonomia finanziaria non più solo relativa alle spese correnti, ma - ha precisato - anche autonomia di spesa per investimenti, tipicamente in infrastrutture portuali.
Il principio che si vuol in questo modo affermare - si legge in una nota dell’Autorità Portuale di Venezia - è che ogni Autorità Portuale deve essere messa in grado di rischiare per sé assieme ai propri terminalisti, coinvolti tanto più quando si dovesse ipotizzare che ogni investimento portuale vada realizzato solo in presenza di una quota obbligatoria di cofinanziamento privato.
Le Autorità Portuali rese finanziariamente autonome sottoporrebbero quindi ogni investimento al doppio vaglio del successo di ogni singolo porto e del parere concorde del cofinanziatore privato; così, nessun porto in crisi di traffico e quindi di entrate, potrebbe intraprendere investimenti di dubbia utilità.
Secondariamente, si instaurerebbe un meccanismo virtuoso di concorrenza tra porti giocato sia sull'efficienza comparata nel gestire i traffici che sulla capacità relativa di effettuare i migliori investimenti nel momento più opportuno. Realizzeremmo finalmente alcune condizioni di quella "concorrenza tra i porti" che la 84/94 non ha saputo o voluto affrontare limitandosi a regolare la "concorrenza nei porti".

Sulla base di queste riflessioni generali, Costa si è posto anche la domanda, relativa ai porti dell'Alto Adriatico, se si è in grado di fare un salto di scala. "La nostra fetta di mercato - ha evidenziato - è oggi dell'1,6%: la prospettiva deve essere quella di puntare almeno al cinque per cento del mercato europeo. L'idea che dobbiamo immaginare è quella che abbiamo in Italia quattro corridoi di transito europei, uno dei quali conduce all'Alto Adriatico, e che la priorità deve essere quella di completarli con i loro rispettivi terminali".