Un ruolo più forte delle Autorità portuali, una nuova classificazione degli scali, un ventaglio più ampio di strumenti per sfruttare le potenzialità del settore. La riforma dei porti approvata lo scorso 17 settembre dal Consiglio dei ministri rivede alcuni articoli della legge 84 del 1994 anche a causa dei cambiamenti intervenuti in materia (con le nuove disposizioni del Titolo V della Costituzione la competenza legislativa non è più esclusiva dello Stato, ma concorrente tra Stato e Regioni), e però non privatizza la gestione dei porti (così come è in Nord Europa), preferendo un modello ancora 'pubblicistico’ e limitandosi a chiarire ulteriormente le attività a gestione pubblica da quelle riservate ai privati.

In particolare, con la riforma si suddividono i porti marittimi in porti la cui gestione è di competenza 'statale’ (cioè quelli finalizzati alla difesa militare ed alla sicurezza dello Stato, e quelli di rilevanza economica nazionale ed internazionale) e porti di competenza regionale, vale a dire quelli di rilevanza regionale e interregionale. Quelli di rilevanza economica nazionale e internazionale sono amministrati in autonomia dalle Autorità portuali, mentre quelli di rilevanza regionale e interregionale saranno amministrati da un'autorità regionale quando e se istituita delle singole regioni con una propria legge.

Viene quindi affidata in via esclusiva alle Autorità portuali (e alle autorità portuali regionali) l'amministrazione delle aree e dei beni del demanio, le funzioni di indirizzo, programmazione, coordinamento, regolazione, promozione e controllo delle operazioni portuali e delle altre attività commerciali e industriali esercitate nei porti e nelle aree demaniali marittime comprese nella relativa circoscrizione, oltre al ruolo di coordinamento delle attività esercitate dagli enti e dagli organismi pubblici nell'ambito dei porti e nelle aree demaniali marittime comprese nella circoscrizione territoriale.

Semplificate la definizione e l'attuazione del piano regolatore e delle operazioni di dragaggio, sono state inserite nuove regole per il recupero di aree da dedicare allo sviluppo della nautica da diporto. È poi previsto un meccanismo più snello per la nomina del presidente dell'Autorità portuale, e vengono riordinati (secondo un principio di uniformità) i servizi tecnico-cautici di interesse generale come il pilotaggio, il rimorchio, l'ormeggio e il battellaggio. Viene infine prevista la possibilità, anche per imprese non concessionarie, di ottenere l'occupazione e l'uso, anche esclusivo, di zone demaniali e banchine.

"Apprezzo la decisione assunta oggi dal Consiglio dei Ministri di rilanciare la riforma della portualità italiana, soprattutto perché il testo licenziato dal Governo va nella direzione del lavoro svolto in questi mesi dalla Commissione Lavori Pubblici e Trasporti del Senato e recepisce molte delle proposte emendative avanzate da comuni e regioni”. Lo afferma il presidente della commissione lavori pubblici e trasporti del Senato, l'esponente del Pdl Luigi Grillo. “Ora tocca al Parlamento discutere e se possibile migliorare il testo, soprattutto per quanto riguarda l'autonomia finanziaria, che non figura nel testo ministeriale, che è questione fondamentale per rilanciare la portualità italiana".

Commento favorevole anche dal segretario generale della Fit-Cisl, Claudio Claudiani, che vede la riforma dell'ordinamento del settore portuale come un fatto positivo ma solo se nel testo sono state recepite "le indicazioni e le valutazioni offerte nei mesi scorsi dalle parti sociali".

La riforma dei porti, aggiunge Claudiani, "è frutto di un lungo ed articolato dibattito", e ora il sindacato spera di veder nascere "una proficua e più avanzata disciplina organizzativa e gestionale", in linea con le "pressanti esigenze" di un settore "fondamentale per l'economia e
altrettanto rilevante per il sistema nazionale ed internazionale dei trasporti". "Ci auguriamo - conclude Claudiani - che il Parlamento possa procedere con grande tempestività all'approvazione di una riforma efficace e condivisa, che favorisca lo sviluppo della portualità, ampli le possibilità occupazionali, rafforzi le tutele del lavoro".