L'autonomia finanziaria dei porti, richiesta da anni da Assoporti, ci sarà. Lo ha garantito il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Altero Matteoli, intervenendo ieri, 1° ottobre, all'assemblea di Assoporti, l'associazione dei porti italiani annunciando che ciò sarà possibile con una nuova legge che cambierà il vecchio testo della legge 84 del 94. Matteoli ha precisato come proprio la scelta di procrastinare la presentazione del progetto di legge di riforma abbia risposto all'esigenza di varare un disegno davvero completo e ha spiegato che l'autonomia finanziaria "avrà un riferimento certo e fisso nell'Iva maturata nell'ambito delle operazioni portuali". In sostanza, è stata accolta la richiesta rinnovata in assemblea dal presidente di Assoporti, Francesco Nerli, di attribuire ai porti "una parte della ricchezza che generano con le attività svolte in porto, cioè riconoscendo una quota dell'Iva sulle importazioni ed esportazioni che transitano per ogni scalo marittimo".

Nerli, dopo aver suggerito "un'azione graduale che nell'arco di tre anni dovrebbe portare ad assegnare ai porti il 5% di quell'imposta sul valore aggiunto", ha ribadito la necessità di intervenire nel settore portuale con reali politiche di sistema che consentano di agganciare il Paese alle grandi direttrici europee e ha richiesto da subito non meno di 250-300 milioni per manutenzioni, miglioramenti e adeguamenti strutturali. Ciò per poi puntare con decisione su un'autonomia finanziaria che faccia delle Autorità Portuali il fulcro anche per la nascita di piattaforme multi portuali e logistiche.

Tra i pilastri del nuovo assetto normativo e operativo del settore, ha spiegato Matteoli, figurano anche una nuova e più estesa identificazione del ruolo delle Autorità Portuali e della loro governance, un nuovo rapporto fra porto e territorio nonché una stabilizzazione del lavoro portuale.

Assoporti ha reso noto che il ministro, facendo riferimento al tema della interazione fra impianti portuali e territorio e ai cosiddetti porti corridoio (rispetto ai quali si esclude decisamente qualsiasi ipotesi di super-commissari), ha preannunciato anche l'istituzione di una cabina di regia (che sarà presieduta dal ministro) all'interno della quale ogni sistema portuale potrà verificare in tempo reale le sue priorità nel rapporto con Ferrovie, Anas ed enti locali.

Sulle richieste del cluster marittimo-portuale, il ministro Matteoli ha annunciato che nel primo decreto disponibile verranno inserite norme ad hoc per un possibile utilizzo, a copertura triennale, di una quota del fondo infrastrutture. Ciò per assicurare copertura anche alla fiscalizzazione di cinque punti degli oneri sociali per le imprese che si impegnano a non licenziare, per stabilizzare gli sgravi contributivi sul cabotaggio e riordinare tasse e diritti marittimi.

Il presidente della Commissione Trasporti del Senato, Luigi Grillo, ha anticipato alcuni contenuti del disegno di legge di riforma, fra cui un rafforzamento nei poteri del presidente (manager), un conseguente ridimensionamento nei poteri del Comitato Portuale, l'approdo della legge obiettivo in porto anche con la norma che bypassa le sospensive del TAR, una norma specifica sui dragaggi e l'accelerazione dei piani regolatori portuali che dovranno essere approvati entro un anno. Per quanto riguarda l'autonomia finanziaria, Grillo ha ipotizzato l'attivazione di un fondo alimentato dal gettito Iva e di un secondo fondo costituito con una quota parte degli investimenti in ferrovie e strade.

2 ottobre 2009