Occhi puntati sul rigassificatore di Trieste, il cui progetto prevede la sua installazione nell’area ex Esso situata nella zona delle Noghere e vicina anche al Terminal petrolifero gestito dalla Siot. La questione rigassificatore continua a ricevere pareri contrari sia dai diversi schieramenti politici che dalle istituzioni locali, come anche dagli operatori portuali.
Per avere una visione più completa che ci aiuti a capire meglio la questione, è necessario fare un riepilogo degli avvenimenti occorsi dal 2013 ad oggi, prendendo spunto dalla lettera inviata a settembre 2014 dal deputato triestino Alis Prodani, indirizzata al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e al Ministro dello sviluppo economico, nella quale aveva ribadito la posizione in cui si trovava in quel momento la questione rigassificatore.
 
Nell’aprile 2013 l’allora Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, Corrado Clini, aveva firmato il decreto che sospendeva per sei mesi l’efficacia della valutazione di impatto ambientale riguardante il progetto presentato dalla Gas Natural per la realizzazione di un impianto di rigassificazione del metano liquido a Zaule, nel porto triestino; scaduti i sei mesi, nell’ottobre 2013 la multinazionale spagnola Gas Natural non aveva presentato alcuna proposta di localizzazioni alternative e l’Autorità portuale di Trieste non ha rivisto al ribasso le stime di traffico marittimo che, già a fine 2012, hanno portato a sostenere l’incompatibilità dell’infrastruttura con le prospettive di sviluppo dello scalo. Lo stesso giorno si riferisce che il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare avrebbe inviato una missiva alla società Gas Natural concedendo 10 giorni di tempo per presentare le proprie osservazioni al fine di evitare la revoca delle valutazioni di impatto ambientale. Un anno dopo, il Ministero competente non aveva ancora emanato il decreto di revoca della valutazione di impatto ambientale, confermando in questo modo un silenzio sul destino di questa infrastruttura la cui realizzazione ufficialmente non era stata ancora cancellata. Inoltre, nella lettera Prodani sottolineava anche come il provvedimento avesse ricevuto pareri contrari da parte del comitato portuale di Trieste e dalla Regione Friui Venezia Giulia, soprattutto tenendo in considerazione le mutate situazione del traffico marittimo triestino e le prospettive di potenziamento previste dal piano regolatore portuale.
 
In questi ultimi giorni, il sottosegretario all'Ambiente Silvia Velo ha risposto alle domande del deputato triestino Aris Prodani, ribadendo la perfetta compatibilità dal punto di vista ambientale dell’impianto di Zaule. Secondo Velo, infatti, non c’è nessuna incompatibilità con le componenti ambientali esaminate, considerando anche il quadro ambientale e gli studi effettuati dall’Autorità Portuale. Dalla risposta del sottosegretario Velo emerge l’aspetto puramente politico della questione, affermando che l’autorizzazione all’insediamento dovrà essere rilasciata dal Ministero dello sviluppo economico previa intesa con il competente Ente regionale.
 
«L'ultima parola, ribadito che non si è ravvisata incompatibilità ambientale nemmeno dopo l'analisi dei nuovi elementi introdotti dal Piano regolatore portuale – afferma la parlamentare Serena Pellegrino, capogruppo Sel in Commissione ambientale - spetta al Ministero delle Attività produttive per l'autorizzazione all'insediamento, previa intesa con la Regione Friuli Venezia Giulia. Questa risposta attribuisce ulteriore importanza alle prese di posizione, alla rappresentazione della contrarietà di tutti gli enti territoriali e soprattutto agli atti che verranno assunti dall'amministrazione regionale - conclude - nella fase procedimentale che si sta ora avviando nei confronti del Mise».
 
Nei giorni scorsi anche il presidente della regione Friuli Venezia Giulia, Debora Serracchiani, durante un incontro a Roma con il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti aveva ribadito la sua contrarietà alla realizzazione del rigassificatore, dopo che la Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) ne aveva dichiarato la compatibilità.
 
Il problema fondamentale riguarda l’errata valutazione che è stata fatta in merito al progetto del rigassificatore, ponendo l’attenzione più sull’aspetto socio-economico derivante dalla sua realizzazione, piuttosto che preoccuparsi di fare un’analisi tecnico-scientifica, riguardante l’impatto ambientale, come sarebbe opportuno fare in questo caso.
 
Katia Macchietto
Foto: Legambiente Trieste