I ritardi del Piano regolatore del Porto di Trieste sono indiscutibili, ma veramente sappiamo cosa vogliamo? A domandarselo è Pier Luigi Maneschi, presidente di Italia Marittima e a capo del Gruppo che a Trieste gestisce – tramite TMT – il terminal contenitori dello scalo, durante l'incontro organizzato dal Propeller Club, alla presenza di Enrico Maria Pujia, Direttore generale per il ministero delle Infrastrutture. "Pensiamo di risolvere i problemi – ha chiesto Maneschi – con il Piano regolatore? A Trieste non sono mai state fatte scelte, nessuno ha mai fatto un piano industriale. Invece dobbiamo lavorare in modo determinato, creando massa critica e affrontando il tema da un punto di vista diverso: il mondo è cambiato, il Piano regolatore così com'è non va".
Una tesi – questa di Maneschi – che fa riferimento alla situazione delle banchine e alla mancanza di spazi a causa dei vecchi magazzini (in gran parte inutilizzati), ma anche della concorrenza con lo scalo sloveno di Capodistria dove – ha aggiunto il presidente di Italia Marittima – l'amministrazione è riuscita a convincere tutti quelli che ci stavano attorno che il porto era molto importante.
Un'opinione condivisa dal Commissario dell'Autorità Portuale di Trieste, Zeno D'Agostino, che ha sottolineato che "bisognerebbe un po' imparare dagli sloveni, perché il Piano regolatore del porto deve adattarsi agli sviluppi dello shipping, dando solo degli indirizzi di carattere generale e indicando delle strategie".

Federica Zar