Senza Rete. Infrastrutture in Italia: cronache del cambiamento.” E’ il volume di Beniamino Pagliaro, presentato ieri, 11 settembre, a Trieste. Un libro che prova a delineare la situazione in cui versa l’Italia, offrendo dati concreti ed analisi efficaci, che aiutano a capire le problematiche principali per le quali il nostro Paese soffre.
Ne hanno discusso, oltre all’autore, anche il presidente di Autovie Venete Emilio Terpin, il direttore de Il Piccolo Paolo Possamai, Paolo Messa fondatore della rivista “Formiche” e Massimo Masotti, imprenditore e rappresentante di Anita, associazione di supporto aderente a Confindustria.
Il dibattito ha preso piede con il presidente Emilio Terpin, al quale sono state poste domande relative alla realizzazione completa della terza corsia dell’autostrada A4 che, secondo previsioni, potrebbe essere completa attorno al 2025. Un’opera necessaria data l’inadeguatezza del comparto autostradale italiano, ma che, a causa delle lunghe tempistiche di realizzazione, causate dalle scelte della classe politica e dal sistema complicato che caratterizza l’Italia, possono risultare quasi inutili. Nel tempo che intercorre tra la creazione del progetto di un’opera e la sua fisica realizzazione, le necessità, modo di operare e prospettive possono infatti cambiare radicalmente.
Come sostenuto da Massimo Masotti, i tempi di risposta e realizzazione devono essere immediati, anche per aiutare tutte quelle imprese italiane che occupandosi di trasporti e logistica si ritrovano bloccate per l’inadeguatezza di infrastrutture e servizi e, ancor più, della gestione ottimale delle stesse.
La situazione non migliora se parliamo di trasporto su rotaia o via acqua: anche in questi casi, l’insufficienza delle infrastrutture condanna tutto l’apparato commerciale italiano, rallentando i tempi di trasporto e consegna delle merci.
Devono esserci maggiori investimenti per la realizzazione di infrastrutture moderne e adeguate, frutto di prospettive politiche che determinino e promuovano le soluzioni più giuste da prendere.

Penalizzati dunque da una rete infrastrutturale che risulta scollegata e poco ricca, l’Italia può uscire dalla crisi anche grazie a delle innovazioni su questi livelli.
Avere infrastrutture più moderne, una gestione migliore delle stesse e un supporto politico valido ed immediato potrebbe infatti essere la ricetta per creare un Italia imprenditoriale più competitiva e pronta ad accogliere un mercato mondiale.

Teresa Zeleznik