Viene pubblicata di seguito una lettera aperta del Presidente del Porto di Venezia Paolo Costa al presidente di Confitarma Paolo D’Amoico e alla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, in merito all’urgenza di intercedere per la liberalizzazione anche dei servizi tecnico nautici e consentire così ai porti italiani di competere con i porti concorrenti di altri paesi.
Nella lettera, troviamo tutti i dettagli e alcuni interessanti dati sulle differenti tariffe che minano la competitività degli scali italiani.

Oggetto: Liberalizzazioni dei servizi tecniconautici e "Progetto delle imprese per l'Italia"

Le scrivo nella speranza che Lei possa far partecipe i suoi associati dell'argomento in oggetto, in occasione della prossima riunion.
Do' per scontato che Lei abbia presente il "Progetto delle imprese per l 'Italia" sottoscritto il 30 settembre 2011 da Confindustria, ABI, ANIA, Rete imprese Italia e Alleanza delle Cooperative italiane.

In quel documento, nel sollecitare il governo a prendere decisioni urgenti e radicali per l' avvio della crescita, si cita, quarta di cinque azioni, il ricorso alla liberalizzazione di mercati, oggi protetti, al fine di liberare le energie imprenditoriali e produttive che sole possono far sperare in uno sviluppo del nostro Paese.

È nel prendere sul serio questa sollecitazione che confido che Lei e i Suoi associati possiate fare la Vostra parte nel liberalizzare i servizi tecnico nautici, la cui disciplina oggi impedisce ai porti italiani di competere tra loro e con i porti concorrenti di altri Paesi.

La ridotta competitività della portualità italiana è purtroppo facilmente documentabile, si veda per esempio che il Porto di Rotterdam (transcontinental infrastructure needs to 2030 / 2050, OECD, Novembre 2010) considera l'intero Nord Italia come un proprio mercato, non conteso da altri porti concorrenti.
Gli effetti negativi delle tariffe dei servizi tecnico nautici oggi in vigore, sono altrettanto documentabili, come risulta evidente per esempio per i porti italiani del Nord Adriatico quotidianamente sottoposti alla concorrenza dei porti sloveni e croati: per ogni nave portacontainer di 42.000 grt, il costo complessivo ad approdo, dei servizi portuali (dati 2010) è a Venezia pari a € 30.000, a Trieste € 16.500, a Capodistria € 12.500, a Fiume € 9.000, cifre che alla fine dell'anno possono comportare una differenza di costi fra un porto italiano ed uno croato che arriva fino a € 1 milione per un servizio di linea intercontinentale con il Far East.

Le imperfezioni dei mercati di questi servizi, che completano in mare quelli resi in banchina in ogni porto sono da tempo note e, come Lei ricorderà, analiticamente descritte nell’“indagine conoscitiva nel settore di servizi portuali" condotta dall'Autorità Garante per la concorrenza ed il mercato nel 1997.
Una situazione che rispetto allora è forse peggiorata tanto da indurre chi scrive a sollevare anche in sede di giustizia amministrativa più di una obiezione ad una interpretazione delle norme vigenti che sta peggiorando la situazione.

Sollevo con Lei il tema perché sull'opportunità di definire porto per porto le tariffe di pilotaggio, di rimorchio, di ormeggio si era raggiunta
un'intesa interassociativa nella quale anche Confitarma conveniva sulla opportunità che disciplina, organizzazione e tariffazione dei suddetti servizi potessero essere definite sulla base di un'intesa in sede locale tra Autorità Marittima e Autorità Portuale, senza dare possibili spazi ad interessi corporativi che oggi si esprimono attraverso una sostanziale competenza centralizzata sulle stesse.


È quindi con sorpresa e rammarico che ho dovuto constatare la costituzione in giudizio ad opponendum di Confitarma contro il tentativo dell'Autorità Portuale di Venezia di superare l'ingerenza corporativa nella definizione delle tariffe. Tentativo questo di contribuire, anche attraverso l'introduzione di incentivi all'efficienza dei servizi tecnico nautici, ad "allineare l'assetto regolatorio nazionale agli standard UE" come richiesto nel documento dì Confindustria "Progetto delle imprese per l'Italia", e che porterebbe benefici all'utenza portuale - a partire dagli armatori stessi - oltrechè all' intera filiera logistica e produttiva che si serve del porto di Venezia così come degli altri porti italiani.
Insomma Signor Presidente, sono convinto che Lei, così come tutti gli altri armatori, non vogliate predicar bene suggerendo di liberalizzare i mercati e razzolare meno bene impedendo anche piccoli modesti passi verso una più ampia concorrenza nei porti e tra i porti.


Faccio avere copia della presente alla Presidente Marcegaglia perché mi auguro possa supportarLa in sede nazionale a favorire liberalizzazioni ed efficienza nei nostri porti che pur sempre rappresentano la porta naturale d'accesso ai mercati delle imprese italiane.
Sono certo che Lei condividerà lo spirito di questa lettera e fiducioso che la crescita del sistema Paese possa passare anche per "un'energica liberalizzazione delle attività economiche", ivi comprese quelle dei servizi tecnico nautici, Le porgo i miei più cordiali saluti.


Fonte – Porto di Venezia