Il miglior oleodotto d’Europa, per capacità, affidabilità e sicurezza. Viene così descritto l’oleodotto transalpino che collega il porto di Trieste con le raffinerie del centro Europa, dalla manager austriaca Ulrike Andres, nuovo Direttore Generale della S.I.O.T. SpA, durante la cerimonia di passaggio di consegne, svoltasi oggi a Trieste, alla presenza delle massime autorità locali.

La dottoressa Ulrike Andres, che succede all’Amministratore delegato Adriano Del Prete, ha ricoperto nel gruppo TAL - il consorzio transfrontaliero di imprese tra Italia, Austria e Germania che gestisce da quasi mezzo secolo l’oleodotto transalpino - posizioni commerciali in molti Paesi europei e dal 2000 la carica di Managing Director delle attività in Austria di Primagaz, società che fornisce gas di petroli liquefatto in tutto il Paese, occupandosi anche dello sviluppo strategico delle attività in Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria. Con la carica anche di Second Managing Director della TAL Austria, Ulrike Andres si propone di migliorare ulteriormente l’efficienza dell’oleodotto, attraverso un migliori coordinamento delle attività tra i tre Paesi di riferimento, in vista di un probabile aumento dei traffici petroliferi.

La S.I.O.T. SpA, con sede a San Dorligo della Valle, in provincia di Trieste, che con più di 16mila petroliere sbarcate e 200 milioni di tonnellate di greggio è una realtà essenziale per il porto di Trieste, è - secondo la Andres - un’azienda forte, pronta per il futuro, impegnata nello sviluppo e nella sicurezza, con la responsabilità economica ed ecologica che da sempre la caratterizza. Durante la cerimonia, l’assessore regionale alle Attività produttive del Friuli Venezia Giulia Federica Seganti ha assicurato la massima disponibilità dell’Ente a collaborare con la S.I.O.T., anche per risolvere i piccoli, grandi problemi che coinvolgono la società e la cittadinanza.


L'ATTIVITÀ
La S.I.O.T. S.p.A. gestisce l’oleodotto TAL lungo un percorso di 753 chilometri trasportando prodotti petroliferi grezzi alle raffinerie di Austria, Germania sud-occidentale e Repubblica Ceca. Il petrolio che viaggia nell’oleodotto ricopre il 100% del fabbisogno energetico della Baviera, il 75% di quello dell’Austria, il 50% del Baden-Wurtenberg e il 25% della Repubblica Ceca. L’impianto di Trieste, costruito nel 1967, rappresenta il punto di partenza del lungo oleodotto. Proprio a Trieste infatti il greggio arriva via mare grazie a petroliere di ultima generazione che attraccano nel porto petroli di San Sabba, nella baia di Muggia. Nel corso del 2010 al Terminale di San Sabba sono arrivate 415 navi che hanno scaricato quasi 35 milioni di tonnellate di greggio.
Gli impianti portuali sono costituiti da due pontili a pettine, su cui possono attraccare navi cisterna fino a 280 mila tonnellate di dislocamento. Una volta scaricate le navi cisterna, i prodotti petroliferi vengono trasferiti attraverso quattro linee nei trentadue serbatoi dislocati a San Dorligo della Valle. L’oleodotto, partendo dal deposito costiero di Trieste, raggiunge il confine austriaco di Timau, snodandosi poi su un percorso di circa 145 chilometri attraverso tutto il Friuli Venezia Giulia, per poi proseguire dall’Austria fino a raggiungere la Baviera e il Baden-Wurtenberg. L’impianto si collega inoltre ad un sistema capillare più ampio collegandosi ad altri oleodotti che trasportano il greggio alle raffinerie di Schwechat, vicino Vienna, di Kralupy e Litvinov, nella Repubblica Ceca.

COMPETITIVITÀ E INDOTTO
La S.I.O.T. di Trieste è il principale porto petrolifero italiano. Grazie alla solidità economica dell’Azienda, l’intero territorio può trarne giovamento, a partire dal vastissimo indotto, gran parte del quale operante proprio in funzione dell’impianto triestino. L’Oleodotto Transalpino ogni anno contribuisce significativamente all’economia del porto di Trieste, in termini di tasse portuali e di ancoraggio, rimorchiatori, piloti, personale di attracco ed esborsi tramite agenzie marittime.
Ogni petroliera porta a Trieste in termini di benefici economici ben 60 mila euro. In più di quarant’anni di attività il Porto di Trieste ha beneficiato di circa un miliardo di euro a valori attuali, un apporto enorme per l’economia locale e nazionale.
Alla S.I.O.T. lavorano circa 500 persone, tra dipendenti e indotto. Un numero che, per l’aspetto economico sempre più internazionale dell’azienda e l’apertura ad est dei mercati garantirà sicuramente la stabilità negli anni a venire.

LA SICUREZZA

Per l’Oleodotto, ecologia e sicurezza sono di importanza primaria nello svolgimento delle operazioni. I traguardi raggiunti in termini di rispetto dell’ambiente, come pure di sicurezza, mantenendo sempre altissimo il profilo economico, sono stati raggiunti grazie all’impegno del personale, facendo di ecologia e sicurezza i requisiti che contraddistinguono la missione della Società. La sicurezza dell’impianto è monitorata costantemente sia attraverso strumenti tecnologici di ultima generazione, sia attraverso ispezioni visive quotidiane effettuate da personale altamente specializzato. Il trasporto del greggio avviene rispettando rigidi controlli e procedure attraverso un moderno sistema di monitoraggio automatizzato che ispeziona giorno e notte tutte le condutture di trasferimento dai pontili, i depositi, e l’intera linea dell’oleodotto, assicurando lo svolgimento delle operazioni attraverso una strumentazione digitale in grado di trasmettere dati e comandi alla sala operativa. Il sistema di trasporto ecologico attraverso le condutture decongestiona la rete autostradale, garantendo sia la velocità nel trasferimento dei prodotti petroliferi senza alcuna emissione di inquinanti gassosi o acustici, sia un più pulito utilizzo di energia per il trasferimento del greggio.
L’integrità della tubazione è monitorata mediante utilizzo di innovative tecnologie ad ultrasuoni. Per monitorare la qualità dell’aria nella zona parco serbatoi, la S.I.O.T. ha contribuito all’installazione di una moderna centralina per il rilevamento a Mattonaia. I risultati del monitoraggio dell’aria vengono regolarmente valutati dal personale dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente (ARPA). L’intero percorso dell’oleodotto, da Trieste al confine austriaco, è sorvegliata dall’alto per mezzo di elicotteri per verificare eventuali interventi non segnalati da parte di terzi.

L’IMPEGNO SOCIALE
Ogni anno la S.I.O.T. versa generosi contributi a favore di attività sociali, culturali e ricreative sul nostro territorio. La Società è particolarmente sensibile nei confronti degli enti per la ricerca scientifica, per le associazioni a favore dei disabili, per le realtà di volontariato che puntano alla tutela della salute dei cittadini. Allo stesso tempo contribuisce finanziariamente alle iniziative culturali e ricreative promosse da enti pubblici e privati.

CENNI STORICI
La sempre crescente richiesta di energia legata al boom economico degli anni Cinquanta ha portato le regioni interne del nord europeo a realizzare raffinerie lontano dalle zone costiere dove venivano fino a quel momento costruite. Questo a sua volta significava che il petrolio greggio doveva essere trasportato a queste raffinerie attraverso oleodotti che collegassero il Mediterraneo alla Baviera. Progetti ambiziosi che necessitavano personalità visionarie per essere realizzati. Fu il veneziano Marco Barnabo a proporre un oleodotto attraverso le Alpi che collegasse gli impianti di Ingolstadt all’Adriatico. Una soluzione in apparenza di lunga realizzazione e molto costosa.
Nel 1963 la compagnia di ingegneria internazionale Bechtel diede inizio ai lavori individuando, in accordo con le autorità e comunità locali, la baia di Muggia quale sito ideale per la realizzazione dello stabilimento. Subito dopo partirono i lavori per il lungo oleodotto. Nel 1967 l’impianto era pronto per essere attivato. In totale, la costruzione del TAL richiese 1.000 giorni, un tempo brevissimo per un’opera così articolata, per la quale invece furono necessari 8.000 contratti, 400 ingegneri, tecnici e disegnatori da varie nazioni, e ben 83 banche costituite in consorzio per finanziare l’impresa. Per poter dare ragione d’essere all’impianto triestino, era necessario trasformarlo in compagnia operativa. Nacque così la Società Italiana per l’Oleodotto Transalpino.
La sfida più difficile fu quella di ottenere i permessi necessari per attraversare i terreni su cui sarebbe transitato l’oleodotto. Non soltanto l’impianto doveva oltrepassare 30 grossi fiumi e 138 torrenti, 154 strade principali, 26 attraversamenti ferroviari, ma dovette negoziare le concessioni di passaggio con centinaia di enti pubblici e privati appartenenti a paesi diversi. In un anno e mezzo 25 dipendenti riuscirono a vincere la burocrazia ed ottenere tutti i permessi. La prima petroliera, Daphnella, ha attraccato nel porto di Trieste il 13 aprile 1967 e la prima tonnellata di greggio è stata consegnata a Ingolstadt nel mese di ottobre dello stesso anno.
L’Oleodotto Transalpino ha portato grandi benefici economici nelle regioni attraversate. Sin dall’inizio della sua attività, per Trieste, ancora in difficoltà per le vicende storiche legate alla Seconda guerra mondiale, fu soprattutto opportunità di lavoro per molti, creando ottimismo fra la popolazione.
Negli ultimi quarantaquattro anni sono stati apportati miglioramenti e ammodernamenti all’impianto, tramite le più sofisticate tecnologie, affinché il successo dell’azienda possa coincidere con gli interessi della collettività.