Infrastrutture e competitività; efficienza del sistema di mobilità; collegamenti nazionali e internazionali. Temi decisivi per lo sviluppo del Paese. Decisivi per una regione come l'Emilia Romagna che si caratterizza come una grande area di snodo della mobilità nazionale di persone e merci, con ruolo e funzione strategica rispetto al sistema economico e infrastrutturale italiano.

Proprio per questo, CNA Emilia Romagna ha organizzato a Ravenna un convegno dal titolo: "Il territorio emiliano romagnolo come naturale connessione tra la struttura terrestre e marittima dei grandi corridoi transeuropei". Al centro del confronto il nuovo Piano Territoriale Regionale e i progetti messi in campo dalla nuova Commissione Europea, Insieme a CNA ne hanno parlato: l'on. Debora Serracchiani, componente della Commissione Europea per i Trasporti ed il Turismo, l'Assessore alla Programmazione territoriale, infrastrutture materiali ed immateriali, logistica e trasporti della Regione Emilia-Romagna Alfredo Peri ed il Presidente dell'Autorità Portuale di Ravenna Giuseppe Parrello.

"La nostra regione - spiega Paolo Govoni, presidente di CNA Emilia Romagna - è storicamente attraversata da grandi direttrici di traffico nazionale ed internazionale ed è al centro dei principali collegamenti plurimodali. Un vero e proprio ruolo di cerniera tra il centro sud ed il nord del Paese, che oggi deve essere rivisto alla luce dei nuovi corridoi transeuropei".

"Dal punto di vista della mobilità quindi - sottolinea Mauro Cassani, Presidente di CNA Ravenna - l'armatura infrastrutturale deve garantire adeguata accessibilità a tutte le comunità, a tutte le persone e a tutti i soggetti economici, favorire l'intermodalità e aumentare l'efficienza trasportistica del sistema, contribuendo contemporaneamente a favorirne la competitività e la sostenibilità. Fare partire concretamente le grandi opere è un obiettivo che dovrebbe essere unitario; non è pensabile che in Italia dal momento della decisione al momento dell'avvio del cantiere trascorrano oltre tre anni contro i pochi mesi impiegati dai Paesi nostri concorrenti. Anche per il porto di Ravenna, anch'esso non immune dalla crisi come tutti gli altri porti italiani, occorre accelerare con l'approfondimento dei fondali e portare a termine gli interventi infrastrutturali previsti dall'Autorità Portuale".

Ecco perché secondo CNA - come sottolinea il Segretario regionale Gabriele Morelli - in questo contesto, anche alla luce degli avvenimenti delle ultime settimane: "occorre rafforzare le istituzioni europee ed affermare un effettivo coordinamento delle politiche comunitarie, accelerando gli investimenti nella realizzazione dei grandi corridoi trans-europei capaci di ampliare e sviluppare più rapidamente gli spazi europei di integrazione economica e sociale anche dirottando risorse dal bilancio europeo". A tal riguardo si impone con urgenza anche una revisione della politica nazionale sullo sviluppo infrastrutturale di questo Paese, per farla diventare l'arma fondamentale su cui innestare una ripresa economica sostenuta e sostenibile.

"Stiamo ammodernando e mettendo in sicurezza la rete stradale regionale esistente e il sistema ferroviario - spiega l'assessore ai trasporti e alla mobilità dell'Emilia Romagna Alfredo Peri. - È indispensabile, infatti, essere innovativi sia per quanto riguarda l'integrazione tra i mezzi di trasporto acqua/gomma/ferro sia per quanto riguarda l'integrazione fra i vari territori. Bisogna creare una rete logistica reale, operativa e industriale fra il porto di Ravenna e gli interporti regionali, costruita sulle gambe di chi la logistica la deve fare. Fondamentale è poi l'intesa con le Regioni del nord perché l'Emilia Romagna è parte integrante del mercato europeo".

"Possiamo - ribadisce il Presidente dell'Autorità Portuale Giuseppe Parrello - fare tra di noi i ragionamenti più belli del mondo ma quello di cui dobbiamo necessariamente avere consapevolezza è che nei prossimi anni non vi saranno risorse economiche per supportarli. In aggiunta a ciò, la mancanza di certezze amministrative e di una pianificazione nazionale ed interregionale della portualità vanifica qualsiasi ragionamento serio sia possibile intraprendere con interlocutori privati.

L'incertezza legislativa, quale quella che caratterizza l'attuale disegno di riforma della Legge 84/94, è un ulteriore elemento in grado di fare la differenza tra speranza e realtà. In questa situazione, nella quale ci troviamo privi di strumenti finanziari, legislativi, della capacità della politica di realizzare il disegno di un, seppur minimo, sviluppo del settore della portualità nel nostro Paese e con infrastrutture viarie e ferroviarie obsolete, non abbiamo altra alternativa che ragionare in termini sempre più di sistema e porre in essere operazioni, seppure complicate, quali quelle della creazione del NAPA - North Adriatic Ports Association che unisce quattro porti, situati in tre regioni differenti (di cui una a statuto speciale) e due diversi Paesi, superando ogni oramai anacronistico campanilismo al fine di continuare ad essere competitivi sui nostri mercati, che sono in termini di PIL e benessere tra i più ricchi del mondo".

"Per lo sviluppo dell'Alto Adriatico - conclude l'on. Debora Serracchiani - è indispensabile una dotazione infrastrutturale che metta quest'area in condizione di essere competitiva e di intercettare i flussi commerciali e turistici provenienti attraverso le vie del mare dall'Asia e dai nuovi mercati del vicino e medio-oriente e del Far East. In questo senso è estremamente importante la volontà di fare sistema che è alla base dell'iniziativa di Napa, l'associazione che riunisce i porti di Ravenna, Trieste, Venezia, Capodistria e, in prospettiva, Fiume. Ma, al contempo, è necessario che questo ambizioso sistema portuale trovi corrispondenza in collegamenti adeguati: e cioè in primo luogo attraverso quelle due direttrici principali che sono il Corridoio Venezia-Kiev verso est e il Corridoio Adriatico-Baltico verso il centro Europa e i paesi baltici.
Ma bisogna volerlo, perché nulla è scontato o acquisito. Una prima battaglia l'abbiamo vinta al Parlamento europeo in commissione Trasporti e Turismo, dove siamo riusciti a far votare che il tracciato del Corridoio Baltico-Adriatico rimanga in Italia sulla direttrice Trieste, Venezia, Bologna e Ravenna. Non era scontato, dicevo, perché la Slovenia aveva provato a modificare gli accordi interministeriali del 2006, ed ha portato comunque a casa il risultato di una diramazione su Capodistria.
E non è finita, dato che in una fase successiva la Slovenia ha proseguito il suo pressing. I parlamentari europei italiani, stanno facendo la loro parte ma è necessario il massimo di vigilanza e impegno anche da parte di tutti gli altri organismi italiani, soprattutto governativi ma anche a livello di amministrazioni regionali. Ci sono altri Paesi, magari più piccoli ma più dinamici e determinati, che non rimarranno a guardare, anzi si batteranno per i loro interessi nazionali, eventualmente non coincidenti con i nostri".

Ufficio stampa - Autorità Portuale di Ravenna