Pubblichiamo la lettera dell’AD di Fincantieri, Giuseppe Bono, in merito al problema degli infortuni e produttività dello stabilimento cantieristico di Monfalcone, in risposta al comunicato diffuso in data 13 dicembre dalle RSU FIM, FIOM, UILM.


Oggetto: Ambiente e sicurezza sul lavoro

La lettera aperta della RSU di Monfalcone rappresenta l’ennesima, non più accettabile, strumentalizzazione di un episodio che, pur nella gravità delle conseguenze, proprio per la sua natura, avrebbe invece la necessità di essere affrontato con oggettività e spirito critico. Infatti l’operazione è stata effettuata come di norma in piena autonomia dall’operaio infortunatosi, i cui compiti prevedono di realizzare l’imbragatura di tubi con la dovuta perizia, diligenza e rispetto delle norme di sicurezza.

Come è noto alla RSU che ovviamente fa parte attiva della vita dello stabilimento, a Monfalcone è da sempre in atto un insieme articolato di iniziative e programmi specificatamente dedicati alla sicurezza e alla tutela della salute dei lavoratori, quali la formazione del personale, i piani di investimenti impiantistici, gli interventi di natura organizzativa e gestionale, e, non ultimo, la continua attività di verifica e monitoraggio dei luoghi di lavoro, interventi, tutti, che concorrono a formare il sistema sicurezza aziendale.

Inoltre, il confronto fra Direzione di Stabilimento e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza è continuo e non trascura alcuna segnalazione di criticità o necessità di miglioramento dei processi. In tale ambito, i casi citati come asserita mancanza di sicurezza sono stati oggetto di incontri e riunioni per l’analisi e l’attuazione delle eventuali azioni correttive da porre in essere, tra cui, anche richiami e provvedimenti disciplinari nei confronti di quanti non hanno rispettato le norme di sicurezza.

E la pretestuosità delle affermazioni riportate nella lettera aperta è una volta di più riscontrabile nel fatto di imputare il verificarsi di tali eventi ad una asserita e generica compressione dei tempi di lavoro e dei costi: a tale riguardo corre l’obbligo di ricordare nuovamente che il valore della prestazione media dei dipendenti dello stabilimento è assolutamente al di sotto dei minimi livelli accettabili, attestandosi su soglie di assenteismo superiore al 16%, con un totale di ore lavorate annue intorno alle 1.400 procapite; in pratica è come se si lavorasse per nove mesi all’anno, a fronte di una retribuzione di 13 mensilità e con una produttività largamente inferiore a quella degli anni ‘90. Sorge spontaneo un confronto con gli Stabilimenti Americani di Fincantieri, ove in condizioni operative e climatiche più disagiate (d’inverno con temperature anche di -25°) e con standard impiantistici meno evoluti, il livello di prestazione si attesta a oltre 1800 ore procapite anno ed un tasso di infortuni decisamente più basso (vedi allegato 1). A tale proposito va rilevato come il Cantiere di Monfalcone presenti uno dei livelli più elevati di assenteismo del Gruppo e presenti la percentuale più alta di infortuni (vedi allegato 2), pur essendo il cantiere ove sono stati effettuati i più significativi investimenti e che usufruisce di spazi maggiori per poter svolgere le attività lavorative nelle migliori condizioni.

Come più volte abbiamo ribadito, e rimarchiamo ancora con ulteriore forza, interventi, investimenti e programmi a nulla valgono se non accompagnati dalla consapevolezza che la sicurezza passa innanzitutto dall’adozione di corretti comportamenti individuali e soggettivi; ferma in tale convinzione l’Azienda, proseguendo nel suo programma di interventi sulla sicurezza, non potrà prescindere dall’adottare azioni sempre più incisive nei confronti di coloro che opereranno in maniera non adeguata alla propria professionalità o con negligenza. In tal senso l’atteggiamento del sindacato sicuramente non aiuta a diffondere il senso di responsabilità che ciascuno deve adottare per la propria sicurezza, senso di responsabilità che l’azienda non ha mai contrastato ma, anzi, sollecitato.

Un’ultima considerazione va rivolta alle contrastate vicende che si stanno verificando, nel solo stabilimento di Monfalcone, riguardo ai processi di miglioramento della qualità nelle attività di saldatura ed al conseguente uso limitato della molatura: nonostante le cautele poste in essere dall’azienda con il supporto degli enti di controllo (vedi documentazione in allegato 3), si continua a registrare una posizione di totale chiusura da parte delle organizzazioni sindacali. Il miglioramento della qualità soprattutto, ma non solo, della saldatura, particolarmente deterioratasi negli anni a Monfalcone, è espressamente e legittimamente richiesta dal Cliente.
L’assoluta pretestuosità dell’atteggiamento del sindacato si evidenzia dal volantino del 17/11/2010 (in allegato 4) che pretende che l’azienda debba adottare provvedimenti più restrittivi rispetto ai limiti di legge. Vorremmo chiedere alle autorità in indirizzo se nella loro attività di tutela della sicurezza ambientale debbano rispettare parametri superiori a quelli stabiliti dalla legge per quanto riguarda, ad esempio, l’approvvigionamento idrico, le emissioni di CO2 e di polveri sottili nell’aria, ecc.

Ricordiamo, infine, che Fincantieri nel corso del 2009 – 2010 ha acquisito commesse, specificatamente per il cantiere di Monfalcone, a prezzi non remunerativi che hanno comportato perdite pesanti nel 2009 e ancora maggiori nel 2010.

L’insieme di tutte le considerazioni sopra riportate congiuntamente alla persistente crisi di mercato che limita l’acquisizione di nuovi ordini - che comunque avrebbero prezzi tali da determinare ulteriori pesanti perdite - ci pone il dovere e l’obbligo di chiedere a noi e a tutti voi, con preoccupazione, se a Monfalcone sia ancora possibile svolgere un’attività cantieristica sostenibile per costi e qualità.

Fincantieri – Cantieri Navali Italiani S.p.A
L’Amministratore Delegato
Giuseppe Bono

 

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Comunicato diffuso dalle RSU FIM, FIOM, UILM in data 13 dicembre 2010

"Il grave incidente che si è verificato stamattina sotto bordo, e che ha visto coinvolto un dipendente Fincantieri addetto all’imbragatura, è l’ennesimo episodio di un degrado che le Rsu e gli Rls Fim, Fiom, Uilm vanno ormai denunciando da troppo tempo".

"Durante le operazioni di sollevamento, un lavoratore è rimasto colpito alla schiena dalla caduta di un tubo che, poco prima, era stato imbragato per essere imbarcato. Le condizioni sono apparse da subito gravi e il lavoratore è stato elitrasportato all’ospedale presso l’unità spinale con un trauma dall’esito incerto".

"In particolare, l’area dove si è verificato l’infortunio è stata considerata dai delegati altamente pericolosa, in quanto i carichi sospesi costituiscono uno dei principali fattori di rischio per i lavoratori. L’Azienda aveva garantito l’uso esclusivo delle ceste omologate per imbarcare i manufatti, promessa, come sempre, disattesa".

"L’episodio è la prova dell’assoluta mancanza di controllo da parte dell’Azienda sulle condizioni di sicurezza e sulla rapidità con cui i cicli di lavoro vengono effettuati. Mette in evidenza la leggerezza con la quale Fincantieri considera la vita umana, subordinata alle pure questioni produttive".

"Le Rsu Fim Fiom, Uilm ritengono che ci debba essere una svolta definitiva da parte dell’Azienda sulle questioni di ambiente e sicurezza; invitano la Direzione a fare una seria riflessione volta ad analizzare se alcune figure di responsabilità siano realmente all’altezza di ricoprire incarichi così importanti e delicati".

"Le Rsu Fim, Fiom, Uilm proclamano per oggi, 13 dicembre 2010, sciopero per tutti i lavoratori dello stabilimento e per tutta la giornata".